Il 27 settembre 2021 una grandinata ha causato 8 feriti a Bivigliano, una frazione di Vaglia, nel fiorentino. Nel paese anche 100 veicoli danneggiati e tetti scoperchiati. È solo uno dei 133 eventi estremi registrati in Italia nell’ultimo anno, censiti da Legambiente che ieri ha presentato l’edizione aggiornata del rapporto «Il clima è già cambiato». Dal 2010 al 1° novembre 2021, nella Penisola sono 1.118 gli eventi estremi registrati sulla mappa del rischio climatico dell’Osservatorio Città Clima (cittaclima.it), segnando un +17,2% rispetto alla passata edizione del rapporto.

Gli impatti più rilevanti si sono registrati in 602 Comuni italiani. Nello specifico, negli ultimi dodici mesi si sono verificati 486 casi di allagamenti da piogge intense, 406 casi di stop alle infrastrutture da piogge intense, 308 eventi con danni causati da trombe d’aria, 134 gli eventi causati da esondazioni fluviali, 48 casi di danni provocati da prolungati periodi di siccità e temperature estreme, 41 casi di frane causate da piogge intense e 18 casi di danni al patrimonio storico.

A questo si aggiunge la perdita di vite umane, 9 solo nei primi dieci mesi del 2021 (e 261 dal 2010). Tra le città più colpite dagli eventi estremi legati ai cambiamenti climatici c’è Roma, dove negli ultimi undici anni si sono verificati 56 eventi (9 nell’ultimo anno), 32 dei quali hanno riguardato allagamenti a seguito di piogge intense. Altro caso importante è Bari, con 41 eventi, principalmente allagamenti da piogge intense (20) e danni da trombe d’aria (18). Milano segue con 30 eventi totali: almeno 20 le esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro.

Le grandinate estreme, come quella di Bivigliano, rappresentano un nuovo fenomeno censito, perché – spiega Legambiente – «colpiscono sempre con maggiore intensità e frequenza campagne e centri urbani». Solo nel corso del 2021, si sono verificati 14 eventi di questo tipo. Un altro approfondimento del rapporto riguarda la resilienza delle reti elettriche e ferroviarie, ed è stato realizzato in collaborazione con Terna, e-distribuzione e Fs italiane. Dal 2010 ad oggi si sono registrati 83 giorni di stop a metropolitane e treni urbani e 89 giorni di disservizi estesi sulle reti elettriche per il maltempo.

Di fronte a questo quadro, Legambiente è tornata ieri a ribadire l’urgenza di approvare quanto prima il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Sono 23 i Paesi UE, con l’aggiunta del Regno Unito, che hanno adottato un piano nazionale o settoriale di adattamento al clima e tra questi non vi è l’Italia. Il Rapporto 2021 individua le 14 aree del Paese dove si ripetono con maggiore intensità e frequenza alluvioni, trombe d’aria e ondate di calore. Si tratta di grandi aree urbane e di territori costieri dove la cronaca degli episodi di maltempo e dei danni è senza soluzione di continuità.

Ad intere città – quelle già viste più Genova e Palermo – vanno aggiunte aree come la costa romagnola e il Nord delle Marche, con 42 casi, o la Sicilia Orientale e la costa agrigentina, con 38 e 37 eventi estremi. In queste ultime due aree sono stati numerosi i record registrati nel corso del 2021: a Siracusa l’11 agosto, si è raggiunto il record europeo di 48,8 °C, nel catanese e siracusano in 48 ore si è registrata una quantità di pioggia pari a un terzo di quella annuale. Senza dimenticare la devastazione del medicane Apollo, tra il 24 e il 29 ottobre scorsi. Secondo i dati della Protezione Civile, ogni anno spendiamo 1,55 miliardi per la gestione delle emergenze, in un rapporto di 1 a 5 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni.

Quattro per Legambiente le priorità per ridurre la vulnerabilità. Oltre all’approvazione del Piano di adattamento va previsto un programma di finanziamento e intervento per le 14 aree del Paese più colpite dal 2010 ad oggi. Inoltre, occorre rafforzare il ruolo delle Autorità di Distretto e dei Comuni negli interventi contro il dissesto idrogeologico. Infine, bisogna rivedere le norme urbanistiche: si continua a costruire in aree a rischio idrogeologico, a intubare corsi d’acqua, a portare avanti interventi che mettono a rischio vite umane durante piogge estreme e ondate di calore.