A far paura è quella minaccia lanciata da un hashtag arabo dopo il massacro di Parigi: «Il prossimo attacco sarà a Londra, Washington e Roma». Propaganda, certo, ma come e più che in passato, quando sono arrivati altri messaggi simili attribuiti all’Is, nessuno tra i responsabili della sicurezza del nostro paese vuole sottovalutarla, perché la capitale è sempre stata un obiettivo altamente simbolico per i fanatici della jihad e l’imminente apertura del Giubileo non fa che aumentarne il fattore attrattivo. Anche se l’allarme è alto, minacce reali comunque per ora non esistono. Più che possibile obiettivo l’Italia fino a oggi è infatti sempre stata un luogo di transito e di reclutamento dei foreign fighters, solo una minima parte dei quali italiani.

Il Viminale ne ha individuati 87 che sono partiti dall’Italia e risultano essere presenti negli scenari di crisi, una parte dei quali è rientrata e viene costantemente monitorata dai nostri 007. Il vero pericolo, però, è rappresentato dai cosiddetti lupi solitari, cani sciolti sconosciuti alle forze dell’ordine e che potrebbero decidere, magari sull’onda emotiva di un attentato come quello di Parigi, di «svegliarsi» ed entrare in azione. Privi di un’organizzazione di riferimento, e quindi per questo più difficili da individuare.

Nella relazione inviata al parlamento dal Dipartimento informazioni e sicurezza, si mette però l’accento anche su un altro pericolo cresciuto negli ultimi tempi e rappresentato da «una nuova generazione di jihadisti» formata da giovani homegrown che si sono radicalizzati sul web, tra i quali sarebbero presenti anche molte donne, mogli, familiari o amiche dei combattenti partiti per la Siria che potrebbero decidere a loro volta di entrare in azione. Una minaccia «asimmetrica» e «liquida», l’hanno definita i servizi, dove ai proclami dell’Is si aggiungono tecniche di cyberwar capaci di mettere in crisi le infrastrutture del paese.

Ci sono, infine, i rischi di un’opera di proselitismo fatta all’interno delle carceri italiane sui detenuti musulmani più deboli ed emarginati da esponenti dell’estremismo islamico incarcerati.