Partita delicata, quella che si gioca in queste settimane sul futuro di Telecom, di cui a fine luglio ha preso il controllo la francese Vivendi, grazie a una quota del 23,94%. Non solo per il destino delle due multinazionali, sul piano economico e industriale, ma anche per l’equilibrio dei rapporti di forza tra Italia e Francia, già messo a dura prova dalla vicenda Fincantieri/Stx, ancora peraltro in sospeso. Ieri a Palazzo Chigi si è riunito per la seconda volta il Comitato interministeriale per la verifica sull’attivazione da parte del governo della golden power su Tim, dopo che appunto il colosso d’oltrelpe ne ha assunto la direzione.

LA GOLDEN POWER – arma un po’ più spuntata della vecchia golden share, che perlomeno si appoggiava sulla proprietà da parte dello Stato di una quota aziendale – implica il potere di intervento del governo italiano sugli indirizzi di una società controllata da un gruppo straniero, quando quella società abbia degli asset strategici per la difesa e la sicurezza nazionale del nostro Paese.

Il nodo del contendere non riguarda tanto Telecom Italia, quanto piuttosto la rete internazionale di Telecom Sparkle, la cui direzione necessita di un previo Nulla osta di segretezza (Nos) rilasciato dal governo italiano. Delicata, in particolare, è la funzione dei 500 mila chilometri sottomarini di Sparkle, capaci di veicolare autonomamente – senza appoggiarsi ad altri operatori – dati e informazioni, controllando di fatto una parte di Internet.

LA «DORSALE» DI Telecom Sparkle attraversa l’Europa, collega il bacino del Mediterraneo e le Americhe e con una rete di cavi sottomarini connette il Vecchio Continente con il Sud-Est dell’Asia. Genera così 1,4 miliardi di ricavi e 200 milioni di utili ed è valutata sul mercato tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Una rete strategica, su cui lo Stato italiano, attraverso il Nulla osta rilasciato dal governo alla direzione, ha sempre conservato una sorta di diritto alla supervisione finale.

Adesso, dal cda del 27 luglio scorso, in cui il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine ha preso ad interim le deleghe dell’amministratore delegato e Tim ha «preso atto dell’inizio dell’attività di direzione e coordinamento da parte di Vivendi», non è che in realtà sia cambiato nulla dentro Sparkle, perché i francesi hanno lasciato le deleghe operative al vicepresidente italiano Giuseppe Recchi. Ma dietro questa direzione che teoricamente conserverebbe il vecchio Nos, però, adesso non c’è più una società italiana, ma appunto una francese. Da qui le recenti mosse del governo italiano, e la riunione di ieri a Palazzo Chigi.

IL COMITATO TECNICO sulla golden power, coordinato da Luigi Fiorentino e al quale partecipano rappresentanti dei ministeri di Esteri, Interni e Difesa, ha esaminato la documentazione fornita da Tim e Vivendi (i pareri pro veritate dei legali, gli atti e le delibere degli organi societari) e le relazioni dei ministeri coinvolti dal dossier, ma non ha preso una decisio ne finale. Peserà molto la politica, e a decidere sarà il premier Paolo Gentiloni, probabilmente entro metà settembre.

Peseranno appunto i rapporti con la Francia, con il presidente Emmanuel Macron, e sicuramente anche un altro dossier caldo, quello relativo al controllo dei cantieri navali Stx France di Saint-Nazaire da parte dell’italiana Fincantieri, «stoppata» dal governo francese con una nazionalizzazione temporanea e preventiva.

UN PRIMO INCONTRO tra Gentiloni e Macron si terrà già dopodomani, a Parigi, ma non sarà un faccia a faccia: un vertice a quattro Italia-Francia-Germania-Spagna che quindi non darà l’occasione per dipanare la matassa. La questione «non verrà trattata» a Parigi, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari Europei Sandro Gozi, che però ha dato appuntamento tra un mese: «Non è un tema da trattare a quattro, ma un argomento che verrà trattato e, io auspico, risolto con il lavoro che faremo in settembre, in vista del summit bilaterale di Lione del 27».

Gli incroci societari e politici tra Italia e Francia si sono fatti sempre più serrati: va perlomeno citato il recente braccio di ferro tra Mediaset e Vivendi.