Lo scorso 24 ottobre, con la ratifica dell’Honduras, il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari (TPNW) entra praticamente in vigore vincolando legalmente i Paesi firmatari. Prima di questo trattato le armi nucleari erano di fatto escluse dalla lista delle armi di distruzione di massa proibite dal diritto internazionale. Oggi, con la cinquantesima ratifica del TPNW, finalmente anche le armi nucleari saranno bandite al pari di quelle chimiche e batteriologiche.

Non a caso gli Stati Uniti si sono già mossi per esercitare forti pressioni sui paesi firmatari affinché ritirino il loro sostegno al trattato. L’Italia risulta ancora non pervenuta. Lo scorso 6 agosto, in occasione del 75mo anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki da parte degli Stati Uniti, il presidente Mattarella ha dichiarato che: “L’Italia sostiene con forza l’obiettivo di un mondo libero da armi nucleari, attraverso un approccio progressivo al disarmo che preveda il responsabile coinvolgimento di ogni Stato. L’agenda internazionale non può prescindere da questo traguardo”.

L’Italia in realtà, da un bel po’ di tempo, sostiene con forza l’esatto contrario. Il nostro Paese partecipa al programma “nuclear sharing” della Nato ospitando decine di testate nucleari statunitensi a Ghedi ed Aviano ed addestrando i suoi cacciabombardieri Tornado al bombardamento nucleare. Non solo: l’Italia ha confermato recentemente l’acquisto degli F-35 che sostituiranno i Tornado in questa funzione ed ha avviato l’ammodernamento della base aerea di Ghedi a questo scopo.

Sui media mainstream si parla troppo poco di quale sia lo stato di fatto di questa corsa globale alle armi nucleari e questo da adito al pensiero che questo incubo sia lontano e sfumato. La realtà è un’altra: gli scienziati che si occupano di queste questioni ci ricordano costantemente che siamo prossimi alla cosiddetta “mezzanotte nucleare” ossia a quel momento per cui, a causa di un incidente o di una escalation, l’umanità potrebbe essere trascinata nell’ecatombe definitiva.

In tutto questo l’Italia, il nostro Paese, non è un soggetto neutrale, come potrebbero far pensare le parole espresse dal nostro Presidente della Repubblica Mattarella. Sono sei le cose che deve immediatamente fare questo governo:

1-uscire dal programma nuclear sharing della Nato e interrompere il programma F-35 (2247 milioni di euro previsti dal ministero della Difesa per il triennio 2020-2022);
2-restituire al legittimo proprietario le testate nucleari presenti sul territorio nazionale;
3-firmare il trattato per la messa al bando delle armi nucleari;
4-evitare di destinare risorse del Recovery Fund in nuovi sistemi d’arma come il governo si propone di fare;
5-restituire a cittadine e cittadini le ingenti risorse che si spendono per questi programmi di distruzione di massa con il potenziamento della sanità pubblica e con la messa in campo di un reddito d’emergenza incondizionato per tutti/e coloro che hanno perso il lavoro o che non lo trovano a causa della pandemia;
6- promuovere un’iniziativa internazionale rivolta a tutte le potenze nucleari affinché sottoscrivano il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari.

Il TPNW pone finalmente le armi nucleari al di fuori del diritto internazionale. Grazie alla senatrice Paola Nugnes, che rappresenta Rifondazione Comunista in Parlamento, presenteremo una
interrogazione rivolta ai ministri degli Esteri e della Difesa Di Maio e Guerini affinché facciano chiarezza su quale sia la posizione ufficiale dell’Italia che, oltre a non aver firmato il trattato, continua ad addestrare i suoi piloti alla distruzione di massa e a buttare miliardi per finanziare l’industria bellica e partecipare a programmi e “missioni di pace” telefonate da Washington.

 

*Segretario nazionale e ** Responsabile Pace del Partito della Rifondazione comunista – Sinistra Europea