Come in una guerra. A maggio il tasso di disoccupazione è cresciuto in Italia al 12,6%, era al 12,5% in aprile. In un anno ha fatto un salto dello 0,5%. per l’Istat sono tre milioni e 222 mila di senza lavoro, 26 mila in più rispetto al mese precedente, 127 mila in più nell’ultimo anno.

I disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 700 mila, sono aumentati di 11 mila unità nell’ultimo mese e di 64 mila rispetto all’anno scorso. La loro incidenza sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari all’11,7%. Praticamente un giovane su 10 è disoccupato in Italia. Se invece misuriamo la disoccupazione a partire dalla quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (sia occupati che disoccupati) la percentuale arriva al 43%, in flessione di 0,3 punti percentuali rispetto ad aprile ma in aumento di 4,2 punti negli ultimi dodici mesi.

Una cifra mai raggiunta fino ad oggi. E che continuerà a crescere. Secondo le previsioni che il governo ha fatto nel Documento di Economia e Finanza il tasso di disoccupazione a fine anno giungerà al 12,8%, contro il 6,1% del 2007. negli anni della guerra dell’austerità i senza lavoro nel nostro paese sono più che raddoppiati.ma questo non è solo uno scenario solo italiano. Ieri l’Eurostat ha confermato che nell’Eurozona i disoccupati sono 18,5 milioni, ben 7 milioni in più rispetto al 2007. Nell’Europa a 28 sono 25,2 milioni.

In alcuni paesi come Grecia e Spagna, quelli cioè che sono stati diversamente sottoposti alle «cure» della Troika, la disoccupazione è addirittura triplicata nei primi sei anni di austerità. In Spagna, ad esempio, si mantengono alti i livelli di disoccupazione, a maggio si confermano al 25,1% (come aprile) in calo di oltre un punto rispetto al 2013 (-1,1 punti). La Grecia è arrivata al 26,8%, mentre si registra l’exploit negativo della Croazia al 16,3% (-0,6%). In generale viene confermata la separazione tra i Paesi del Sud e del Nord Europa. In Germania la disoccupazione è al 5,1% (-0,2%) anche se si osserva un balzo di 9 mila disoccupati in più in Germania, mentre gli economisti avevano previsto un calodi altrettante unità. Numeri contenuti nei paesi satelliti come l’Austria (4,7%). Numeri molto distanti rispetto all’Europa meridionale e in quelli dell’Est, La Slovacchia, ad esempio, ha il 13,9% dei disoccupati (-0,3%), la Bulgaria è all’11,9% (-1,1% rispetto al maggio 2013).

Eurostat ha anche registrato una lieve diminuzione del tasso di disoccupazione nei paesi europei e, al contrario, un continuo scalare le vette di quella italiana. Se nel continente i senza lavoro sono 11,6% della popolazione attiva, in Italia sono esattamente un punto percentuale in più:12,6%. Nell’Ue nel suo insieme, il tasso dei senza lavoro sempre a maggio 2014 è stato del 10,3%, in calo rispetto al 10,4% di aprile e al 10,9% del maggio 2013.

Sensibile è anche la differenza tra la disoccupazione degli under 25 in Europa e quella esistente in Italia. Nell’area euro, a maggio, è scesa al 23,3%, rispetto al 23,9% del 2013 e il 23,4% di aprile. Nell’Europa a 28 arriva a 5,2 milioni, mentre nell’area euro si ferma a 3,3 milioni. All’opposto, in Italia si è registrato un incremento di 1,3 punti percentuali in termini tendenziali che ha portato il dato da 38,7% al 43%. Anche in questo caso, il paragone da fare è con la Germania dove la disoccupazione giovanile si attesta molto al di sotto della media europea. A maggio è stata del 7,8%, un dato stabile su base annua e su base mensile. I giovani disoccupati in Germania, con le stesse caratteristiche descritte sopra, sono 341 mila. In Spagna 855 mila e in Francia 615 mila.

Insieme agli under 25, in Italia le più colpite sono le donne. Per l’Istat la disoccupazione femminile in Italia ha toccato il 13,8% a maggio, il livello più alto dall’inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004) e due punti in più rispetto a quella maschile. Oltre a essere disoccupate, le donne sono anche inattive: il 46,2%, è il dato più alto dal secondo trimestre 2000.

Il ministro del lavoro Poletti, ieri, a Cagliari, ha cercato di imbastire una spiegazione. Per lui l’Italia «non è il malato d’Europa». Vero, siamo al quarto posto in classifica, nel precipitoso inseguimento della vetta. Per Poletti «bisogna fare qualcosa» e questo «qualcosa» è mettere un tetto all’età pensionabile dei dirigenti pubblici. Una soluzione surreale, rispetto alla gravità del problema. Senza contare, come confermano studi ormai consolidati sulla «precarietà espansiva» di economisti come Realfonzo, Brancaccio o Stirati che la riforma Poletti sui contratti a termine peggiorerà i dati devastanti sull’occupazione, dato che tutte le politiche di liberalizzazione e di precarizzazione del lavoro, in Italia e in Europa, hanno compromesso la ripresa.

«O si adottano politiche per la creazione di lavoro – ha commentato la segretaria Cgil Susanna Camusso ieri al Cnel – o registreremo mese dopo mese il peggioramento della disoccupazione».