A Barletta tiene un comizio Luigi Di Maio: «Mentre io vi parlo, Giuseppe Conte è al G7 in Canada con i grandi del mondo! Dopo tanti anni in cui si andava a dire “sissignore” abbiamo portato lì le istanze degli italiani». A Charlevoix Giuseppe Conte viene fermato dai giornalisti: «Siamo qui per valutare le varie posizioni, sicuramente com’è nelle corde dell’Italia saremo portatori di una posizione moderata, cercheremo anche di capire le ragioni che portano ad assumere certe posizioni e ci comporteremo di conseguenza». Il portavoce Rocco Casalino lo ferma e lo allontana dalla stampa.

Sbarcato nella notte tra giovedì e venerdì in Canada con l’aereo di stato (al Pd non è parso vero poter montare una polemica su questo), Conte è stato informato della dichiarazione con la quale Trump, prima di partire da Washington, ha messo il dito nell’occhio dei colleghi che lo aspettano al vertice. Immediatamente il presidente del Consiglio ha twittato: «Sono d’accordo con il presidente Trump, la Russia dovrebbe rientrare nel G8, è nell’interesse di tutti». Ha fatto così il suo debutto internazionale, prima ancora che il vertice cominciasse ufficialmente. Poco dopo ha cominciato a fare marcia indietro.

Il primo incontro di Conte è stato con il presidente della Commissione europea Jean Claude Junker e il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk. «È stato un incontro amichevole e mi sento rassicurato», ha detto Juncker. «Sulla Russia sono convinto che i paesi europei avranno la stessa posizione. Il formato G7 non si tocca. Certo bisogna riaprire il dialogo con Mosca, ma in altri modi». Sul profilo ufficiale Instagram Conte intanto diffondeva le immagini delle sue strette di mano. Con Trudeau, con Macron, con Merkel, con May, con Trump. Una breve conferenza stampa di Tusk e Juncker ruotava attorno alle domande sull’Italia: davvero si è smarcata dall’Europa sulla Russia?
Lo staff di palazzo Chigi garantiva ai giornalisti italiani che «Conte sta portando la sua linea al tavolo del G7. Dai dazi di Trump alle sanzioni alla Russia la sua impronta è affermare la centralità dell’Italia e dei suoi interessi». Poco dopo si veniva a sapere di un vertice dei leader europei, Macron, May, Merkel e Conte con i rappresentanti dell’Unione, chiesto dal presidente francese per concordare una posizione comune del vecchio continente. Nel frattempo Conte si concedeva brevemente ai giornalisti. La certezza del tweet spariva. I dazi? «Valuteremo». Il ritorno della Russia al G8? «Valuteremo nel confronto con gli altri partner, da parte nostra c’è una maggiore sensibilità e apertura al dialogo. Questo non significa stravolgere un percorso definito legato all’attuazione degli accordi di Minsk e alle sanzioni».

Conte, però, ci ha tenuto a far sapere che «sono qui a rappresentare in modo forte, deciso e determinato le nostre posizioni, sono il portavoce degli italiani legittimato dal voto di fiducia a larga maggioranza del parlamento», anche se nessuno ha pensato di mettere in dubbio la legittimazione del nuovo presidente del Consiglio. Che ha aggiunto: «Ho posto a Juncker e Tusk le nostre priorità esprimendo chiaramente l’insoddisfazione totale dell’Italia sulle proposte che riguardano la riforma del regolamento di Dublino. Come ha detto Merkel, l’Italia è stata lasciata sola nella gestione dei flussi migratori».

Al tavolo dei leader europei però non si parla di immigrazione, ma di dazi e di Russia. Al termine l’incarico di informare la stampa sulle conclusioni è affidato al portavoce dell’Eliseo. Che dichiara: «La posizione europea comune è contraria al ritorno della Russia nel G8». I leader lasciano però aperta una porta «alla possibilità che venga ripreso il dialogo». Chiuso il tavolo europeo, è Macron a incontrare Trump per un bilaterale. «Continuare nel dialogo ancora e sempre», dichiara il presidente francese. Conte invece non ottiene un incontro a due con il presidente Usa, che ha deciso di lasciare anzitempo il vertice. È seduto accanto a lui, però, durante l’evento culturale della sera.