Nei giorni in cui Obama va a incontrare Macri in Argentina, l’associazione 24 Marzo, presieduta da Jorge Iturburu, ricorda oggi alla Fondazione Basso (ore 15,30) la figura di Marie-Anne Erize, una bellissima modella franco-argentina, scomparsa il 15 ottobre 1976 a San Juan davanti a un negozio di biciclette: una dei 300.000 desaparecidos della dittatura militare, durata dal 24 marzo del 1976 al 1983.

Quando venne gettata nella Ford Falcon e condotta al campo di sterminio “La Marquesita”, Marie-Anne aveva 24 anni e aveva scelto di lavorare nelle bidonvilles di Buenos Aires con i Montoneros, uno dei gruppi che combatteva con le armi la dittatura militare. Chi ha ucciso Marie-Anne? L’inchiesta porta agli ex militari argentini Jorge Oliveira e Carlos Malatto, che oggi vive in Italia per via del doppio passaporto. Già una prima volta l’Italia ha negato la sua estradizione in Argentina, ma ora si è messa in moto una nuova indagine della Pm Tiziana Cugini relativa alla morte di Marie-Anne.

Per questo, l’associazione 24 Marzo ha accompagnato la venuta in Italia dei familiari della modella e del giornalista de L’Express Philippe Broussard (figlio del noto commissario Broussard), autore di un libro-inchiesta dal titolo La disparue de Saint Juan. Insieme a Cecilia Romero, nipote del vescovo salvadoregno Oscar Romero, ucciso dagli squadroni della morte il 24 marzo del 1980, il gruppo sarà ricevuto stamattina da Bergoglio in Vaticano. Nel pomeriggio, il gruppo si sposta alla Fondazione Basso per l’incontro pubblico con avvocati e testimoni.

Marie Noelle Erize Tisseau, sorella della modella scomparsa, ha rievocato – per il manifesto – il contesto del sequestro di Marie-Ange e la ricerca costante svolta durante tutti questi anni.

Cosa ricorda della scomparsa di sua sorella?

Quando Marie-Anne scomparve, io avevo 14 anni. Abbiamo appreso che era stata arrestata quando un gruppo di poliziotti armati ha fatto irruzione in casa nostra e ha detto ai miei genitori: ”Pregate per la sua anima, la metteremo sotto terra”. Hanno minacciato con le armi me e i miei fratelli, non capivamo cosa stava succedendo. Ho preso coscienza di tutto molto tempo dopo. Per me, mia sorella sarebbe tornata un giorno o l’altro. Ho conservato per anni questa speranza.

Non sapevate niente della sua decisione di entrare a far parte della guerriglia?

Come sorella minore, non conoscevo i suoi ideali politico-sociali. In compenso sono stata testimone del suo grande spirito solidale, del suo gran cuore e della sua forte spinta ad aiutare i più poveri: li accompagnava a volte a un centro che c’era vicino casa, li aiutava a prendere le medicine, a dividere i vestiti e i libri per i bambini. Ricordo anche quando portava a casa dei miei, il giovedì, un gruppo sempre diverso di bambini perché facessero merenda. Era così, aiutava chiunque potesse. Molti anni dopo ho capito com’era la gioventù argentina di allora e da quali ideali fosse ispirata, gli stessi che vedevo nell’altra mia sorella, Yolande.

Che cosa spera da questo viaggio in Italia?

Sono venuta per deporre contro Carlos Malatto, uno dei responsabili del corpo Rim 22, che ha sequestrato, violentato e torturato mia sorella, procurandole certamente la morte. Essere ricevuti dal Papa è senz’altro una grande consolazione, soprattutto per mia madre che è venuta apposta dall’Argentina.

Cosa pensa di quel che si è fatto finora in Argentina per la verità e la memoria?

Sono atti importanti e necessari. Solo quando si realizzano questi processi nei quali vengono giudicati e condannati i colpevoli, si può essere in condizione di ricostruire un paese.