A distanza di 50 anni dal fatidico 1968, a Torino si è celebrato un anniversario singolare in cui non si è parlato dei movimenti studenteschi o dell’occupazione di Palazzo Campana, bensì di una forma particolare di contestazione condotta da un gruppo di giovani scalatori che hanno rivoluzionato lo stantio mondo dell’alpinismo sabaudo rivolgendo uno sguardo del tutto nuovo sulle montagne intorno alla città.

In realtà si parla del cosiddetto ’68 degli alpinisti – meglio identificato come Nuovo Mattino – per assimilare lo spirito che animava il mondo studentesco e alpinistico, ma dal punto di vista temporale è una forzatura poiché i venti di novità che sferzarono le Alpi iniziarono a soffiare soltanto alcuni anni dopo.

La vera ricorrenza sono i 35 anni dalla morte di Gian Piero Motti la cui mentalità anticonvenzionale unita alle abilità di scalatore e scrittore ne fece l’ideologo di un gruppo di ragazzi che scelsero di esprimere la propria protesta sulle pareti rocciose nelle valli piemontesi.

Il merito di aver riportato un raggio di luce su quegli anni va ai registi Tiziano Gaia e Fabio Mancari che hanno presentato il coraggioso docufilm Itaca nel sole. Cercando Gian Piero Motti nella sala grande del Cinema Massimo, già esaurita in prevendita.

Il sottotitolo del documentario è la nota più significativa della serata dove la ricerca senza risposte di Gaia e Mancari ha incontrato la curiosità dei torinesi accorsi in massa.

Per coloro che hanno vissuto quegli anni, magari condividendo giornate in montagna con Motti e i suoi compagni, e per i numerosi giovani che si sono confrontati con i testi o con le vie di arrampicata di Motti, il film ha fornito un affresco di immagini e parole su un personaggio dal pensiero lucido e dalla biografia misteriosa.

«Nel film – ha raccontato Gaia – abbiamo dato la parola ai vari protagonisti di quegli anni per raccontare il loro Gian Piero Motti. Questo approccio non dà agli spettatori una versione ufficiale o univoca, ma li costringe a costruirsi una propria immagine di Motti».

Senza quindi celare le contraddizioni che emergono tra chi considera più influente il Motti scalatore e chi ne esalta le doti di scrittore o tra l’atteggiamento contestatario di quel gruppo di alpinisti e gli esiti più convenzionali esercitati sui giovani scalatori di oggi dalla loro eredità.

Anche il titolo, Itaca nel sole, dal nome dell’ultima via di arrampicata aperta da Gian Piero Motti, attira l’attenzione sulle caleidoscopiche sfaccettature di un uomo capace di mescolare scalata su roccia, mitologia e visioni poetiche.

Proprio come il film che racconta un alpinista ma non indulge sulle tecnicalità dell’alpinismo.

«Dopo il lancio del film al Festival di Trento – ha concluso Gaia – la proiezione a Torino rappresentava il vero banco di prova di fronte al pubblico di casa. Sento che abbiamo superato l’esame e ora stiamo già preparando una seconda proiezione in città per soddisfare tutte le persone che non hanno potuto assistere alla prima, oltre a una serie di serate in regione e fuori».

nota: Il nostro in movimento, la rivista dell’outdoor, è partner del film fin dalla preproduzione.