Sul passaggio da Alitalia a Ita continua il buio pesto. Pochissime certezze, tanti punti interrogativi e totale opacità da parte di due aziende totalmente pubbliche nell’assoluto silenzio del governo. Lunedì dovrebbe andare avanti il confronto fra la nuova compagnia che ha come presidente l’ex manager Fca Alfredo Altavilla e i sindacati.

Non si chiuderà certamente sul contratto – meglio: sul regolamento – che Ita vorrebbe migliorativo di quello nazionale di Assoaereo e più vicino alle condizioni ora imposte ai lavoratori dalle low cost: qui le posizioni sono ancora lontanissime e la scadenza prevista è il 20 settembre, per essere pronti per il decollo del 15 ottobre. L’oggetto del contendere sono ancora i numeri delle assunzioni: Ita propone 2.800 assunzioni – 1.550 di personale viaggiante e 1.250 di terra – , i sindacati le ritengono troppo basse e spingono per alzare il numero.

Lunedì scadrà la possibilità di presentare il proprio curriculum ai candidati: una data contestata dai sindacati che considerano la «finestra» troppo ristretta. Mentre Ita sbandiera oltre 20 mila richieste, i sindacati chiedono di dare priorità agli ex dipendenti Alitalia nella selezione – Ita si è impegnata a «concorrere ad attenuare l’impatto occupazionale della liquidazione» Alitalia – visto che solo il 20% delle domande viene da questa categoria – la crisi dell’intero comparto aereo porta tantissimi lavoratori di altre compagnie a fare domanda.

Nella lettera inviata ai sindacati il 23 agosto, Altavilla sosteneva che l’accordo sulla procedura di passaggio del personale fosse necessaria – «esaurito il confronto sindacale» – per chiudere la trattativa diretta privata con Alitalia per la cessione del cosiddetto perimetro Aviation: aerei più slot. Ma nessuna conferma c’è su questo punto mentre resta un mistero la ragione del mancato accordo con Alitalia che sarà costretta ad accettare un’offerta economica meno che «simbolica» – meno di 100 milioni rispetto ad un reale valore di mercato di almeno il doppio – pur di non far fallire l’intera operazione. L’altra possibile ragione del ritardo è il necessario via libera da Bruxelles – che con i suoi diktat al governo italiano ha costretto Ita a partire nana – smentito però da fonti di Ita.

Quanto ad Alitalia, i commissari continuano a trincerarsi dietro no comment» ma l’imbarazzo è palpabile: dovranno rispondere di danno erariale in caso di accettazione di un’offerta troppo bassa, visto che con quei soldi dovranno restituire anche il prestito ponte al governo. (m. fr.)