Prendendo insegnamento dalla vittoria dei colleghi di Gkn, i lavoratori e i sindacati di Alitalia scelgono la lotta dura contro il «modello Fca» attuato dalla dirigenza di Ita, la nuova compagnia di bandiera a totale capitale pubblico che decollerà dal 15 ottobre e che da oggi procederà alle chiamate ad personam per scegliere i 2.800 addetti da assumere, senza rispetto dei criteri di legge e dei contratti nazionali, in base invece ad un mero «regolamento aziendale unilaterale».

A quasi due settimane dalla prima rottura del 9 settembre, ieri pomeriggio il presidente di Ita – l’ex Fca Alfredo Altavilla – non ha modificato di una virgola la sua condotta. Come se la mobilitazione dei lavoratori e le tirate di orecchi della viceministra del Mef Laura Castelli non ci fossero mai state, Altavilla ha rilanciato la sua proposta di un contratto con taglio del salario fino al 40%, di permessi e malattia.
Al «no» compatto di tutti i sindacati – l’altra volta le organizzazioni di categoria Anpac e Anpav erano possibilisti sul firmare – la stessa Ita ha annunciato che da oggi procederà alla scelta del personale da assumere, scatenando la protesta del migliaio di lavoratori presenti sotto la sede della compagnia nel quartiere Eur di Roma. Prima i sindacati hanno occupato la sala della riunione con Altavilla piazzando le bandiere fuori dalle finestre e annunciando la «mobilitazione continua», poi i lavoratori hanno iniziato un corteo per le strade del quartiere.

IL TUTTO ALLA VIGILIA dell’audizione in parlamento dello stesso Altavilla alle Commissoni congiunte Lavoro e Trasporti della Camera che però non sarà pubblica, visto che i vertici di Ita – ribadiamolo: azienda a totale capitale pubblico – non hanno dato l’autorizzazione allo streaming.

Per tutte queste ragioni la risposta dei sindacati è stata molto dura e combattiva. «Nonostante la disponibilità al dialogo dimostrata dalle organizzazioni sindacali, la dirigenza ha comunicato che procederà in maniera unilaterale», annunciando di aver «unitariamente deciso di non abbandonare il tavolo di trattativa sino a che l’azienda non accetterà di avviare un confronto serio e costruttivo. La mobilitazione diviene pertanto permanente». Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ug, Usb, Fast Confsal e le associazioni professionali Anpac, Anpav, Anp e Navaid. I sindacati «hanno formulato delle controproposte articolate e complessive in merito al contratto collettivo ed alle assunzioni dei lavoratori in Ita e sulle relazioni industriali». I segretari generali confederali ribadiscono la necessità di un intervento del governo-azionista: «La presa di posizione di Ita è molto grave e incomprensibile, anche perché la trattativa poteva proseguire e invece l’azienda ha posto condizioni capestro, chiudendo di fatto lo spazio per un vero negoziato – scrivono Stefano Malorgio (Filt Cgil), Salvatore Pellecchia (Fit Cisl) e Claudio Tarlazzi (Uilt) -. A questo punto è necessario l’intervento della proprietà, cioè il ministero dell’Economia. Ci auguriamo che prevalga il buonsenso e che non si esasperino ulteriormente gli animi, ma che invece ci si renda conto che siamo di fronte al destino di 10.500 lavoratori».

I SINDACATI OGGI TORNERANNO a piazza San Silvestro a Roma alle 10.30 in concomitanza con l’audizione del vertice di Ita in parlamento, mentre venerdì 24 è confermato lo sciopero di tutto il comparto aereo.
Appoggio ai sindacali da Sinistra Italiana con Nicola Fratoianni e Leu con Stefano Fassina.
La selezione delle candidature avverrà senza tener conto dell’anzianità in Alitalia, sebbene la stessa Ita si sia impegnata «a mitigare l’impatto occupazionale» della liquidazione della compagnia di bandiera e dei suoi 10.500 addetti, di cui circa 8 mila sono ufficialmente esuberi.

GIÀ LE MODALITÀ CON CUI ITA ha chiesto ai candidati – 30 mila, a causa della crisi Covid che ha spazzato via intere compagnie – di presentarsi fanno capire quanto il «modello Fca» sia pervasivo nella società delineata da Altavilla. I candidati per qualsiasi mansione – pilota, personale viaggiante, personale di terra, amministrativi – doveva rispondere a 5 domande casuali in video: aveva 30 secondi per prepararsi e un minuto per rispondere. Una selezione da «Grande fratello» televisivo – definite dall’azienda «ausilio di innovative piattaforme digitali» – che ha atterrito gran parte dei lavoratori. Specie quelli di Alitalia che speravano in maggiore tutela nella scelta.

DA ITA IN SERATA ARRIVA l’ennesimo comunicato insulso in cui si motiva la decisione della rottura sostenendo che «il successo di Ita dipende, necessariamente, da una reale discontinuità industriale e dalla applicazione di trattamenti che, nel rispetto della legge, possano fattivamente sostenere il percorso di start up». Una start up con un capitale pubblico di 1,3 miliardi. Un caso unico nella storia.