Una delocalizzazione sventata, una smentita a metà e ancora troppe incognite. La vertenza Ita-Alitalia andrà avanti per mesi con la certezza di lasciare a terra migliaia di lavoratori, ad oggi senza neanche ammortizzatori sociali.

La notizia positiva di ieri viene dal tavolo al ministero del Lavoro sul call center di Ita. Dopo le denunce dei sindacati sul rischio delocalizzazione in Romania e del licenziamento per i 621 addetti Almaviva di Palermo e Rende che da decenni curavano il servizio assistenza di Alitalia, la vincitrice del bando Covisian ha aperto ad un passaggio dei lavoratori. Le posizioni sono ancora molto lontane e lo sciopero del 9 settembre è confermato ma Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom sottolineaono come «sia emersa la dichiarazione di Covisian a voler continuare il servizio da Palermo e Rende», sebbene manchino «tempistiche precise», ci sia l’icognita sul numero di addetti e c’è lo scoglio della riassunzione solo «al terzo livello». Il governo ha aggiornato il tavolo al 17 settembre.

Sul fronte Alitalia ieri i commissari hanno rotto il proverbiale silenzio per smentire la notizia che valutava in un solo euro la «proposta simbolica» con cui Ita comprerebbe il «perimetro Aviation» – 52 aerei più gli slot – dall’ex compagnia di bandiera. Si tratta di una mezza smentita – nei giorni scorsi era circolata la cifra di 100 milioni, già molto al di sotto dei valori mercato – anche perché sarebbe stato lo stesso presidente di Ita Alfredo Altavilla a mostrare ai sindacati dei piloti la lettera di accettazione degli stessi. Più interessante la certificazione da parte dei commissari che «l’intera operazione attende il via libera» di Bruxelles, vero regista della nascita di una Ita nana e della spada di Damocle dell’aiuto di stato sul prestito ponte ad Alitalia che – paradossalmente – dovrebbe essere ripagato proprio con i proventi della vendita degli asset.

Oggi invece scadrà l’ultimatum dello stesso Altavilla ai sindacati sul «contratto» di lavoro per i 2.800 che verranno assunti da Ita – che sfanfara 30mila richieste di cui 7.200 da ex Alitalia (mancano handling e manutenzione, su cui è calato il silenzio) da parte di tutti coloro che nel settore hanno perso un posto nella crisi Covid. I sindacati sono chiamati a una scelta difficile: rompere e rischiare che il falco Altavilla (ex Fca) faccia ritorsioni sulle assunzioni, oppure scendere a patti per un «regolamento aziendale» molto peggiorativo – meno 20% di salario, meno permessi – pur di rimanere al tavolo? Dovrebbe essere il governo – grande assente finora – a mediare, ma le speranze sono poche.