Una ragazza e un ragazzo, lei è Valentina Nappi, lui si chiama Lorenzo. Lei di passaggio a Roma, ospite nello studio di un artista, è sola. Messaggi, un appuntamento. Prima che lui arrivi, Valentina curiosa in giro, osserva le opere, ascolta musica, infila una felpa, si lava i denti. Lorenzo è il suo amante: i due chiacchierano, scherzano, lui mangia il suo hamburger, parlano di sesso e di cibo, iniziano a spogliarsi e a fare l’amore. ISVN – Io sono Valentina Nappi è il secondo film di Monica Stambrini (Benzina, 2002; Sedia elettrica – Il making-of di Io e te di Bernardo Bertolucci, 2012) insieme alla giovane star dell’hardcore,una collaborazione iniziata con Queen Kong che segna anche un nuovo passaggio della regista nel confronto col genere da cui era nato, prima di Queen Kong, il progetto delle Ragazze del Porno.

 

 

Cosa racconta dunque ISVN? Il sesso, con leggerezza e piacere di lasciarsi andare ai corpi, al desiderio: un gioco in cui, anche nelle molte scene hard, i «codici» del porno sfumano in qualcos’altro, si reinventano, assumono contorni ibridi, si fanno cinema nell’era del consumo (anche pornografico) digitale. Al centro di questo «movimento» c’è lei, Valentina Nappi, figura iconica in questo cambiamento – il titolo rimanda alla canzone che le ha dedicato Bello FiGo – di cui Monica Stambrini prova a restituire un’altra immagine, un’intimità dell’improvvisazione dietro al «mito» della perfomance della porno diva. ISVN arriva oggi al cinema in una doppia proiezione insieme a Queen Kong e alla presenza della regista e di Valentina Nappi  – stasera, 29 maggio,  ore 19.30, al Kinodromo di Bologna, domani 30 maggio, ore 21.30 all’Arcobaleno di Milano nell’ambito di Filmmaker Club, venerdì 1 giugno, ore 20.00   al Blue Moon di Roma  – «occupando» altri spazi rispetto a quelli dei siti tradizionali. Ne parliamo con Monica Stambrini.

 

 

Prima di «Queen Kong» e di «ISVN – Io sono Valentina Nappi» c’è stata l’esperienza delle Ragazze del Porno. In che modo questi progetti rimandano l’uno all’altro? E da quali esigenze sono nati?

Le Ragazze del Porno partiva dal desiderio di realizzare porno al femminile che magicamente ha incontrato subito l’attenzione di altre registe. Il che prova che non era solo una mia «fissazione» ma aveva una dimensione condivisa, quindi politica. Abbiamo avuto molta attenzione ma dal punto di vista produttivo è stato impossibile andare avanti; non riuscivamo a trovare i soldi, abbiamo fatto dei crowdfunding ma in quel modo potevamo realizzare una parte minima delle nostre idee. Perciò abbiamo deciso di fermarci. Valentina Nappi l’ho conosciuta al di fuori delle Ragazze del Porno, per Queen Kong, che è stata un’esperienza eccitante, la cui accoglienza ha aperto questioni molto interessanti. Per esempio alla Mostra internazionale di Pesaro, dove è stato proiettato la prima volta si è discusso se fosse cinema o porno.

 

Ma anche il porno è un genere cinematografico.

È sempre difficile confrontarsi con forme che si muovono sul confine, che provano a porsi tra più generi. Inoltre anche se oggi la censura non esiste più, e un film come Ultimo tango a Parigi, che nel 1972 è stato condannato al rogo torna in sala visibile a tutti, per un film che ha elementi pornografici è molto difficile trovare una distribuzione. Ti dicono che le sale sono parrocchiali e scatta subito il divieto ai minori di diciotto anni. Questa battaglia mi ha accalorata, sentivo di avere davanti un muro che mi piaceva scardinare. Quando Valentina mi ha chiesto di girare un porno per il suo sito avevo anche molti dubbi;sapevo che avrei avuto una totale libertà artistica, e io ho piena fiducia in lei, mi piace come figura da guardare, come attrice, però avrei voluto realizzare qualcosa di diverso.

 

In che senso?

Volevo eliminare alcuni codici del porno, ma soprattutto mi interessava far venire fuori un’altra immagine di Valentina rispetto a quella della pornostar che arriva sempre da un preconcetto. Valentina è giovane, intelligente, ribalta tutto questo. Perciò ho detto: ’Benissimo ma togliamo lo sguardo in macchina, gli ammiccamenti allo spettatore e facciamo come se io stessi spiando una tua serata con un amante’. Abbiamo cercato una location, volevo osservarla anche mentre si preparava a un incontro sessuale, e visto che non trovavamo il posto giusto ho pensato allo studio di Corrado Sassi, che è un artista. Mi piaceva l’idea di un contesto estraneo a quello abituale del porno, un letto o un divano un po’ asettici. Ho chiesto a Valentina e a Lorenzo Branca, il ragazzo, di non disporsi a favore della macchina da presa come fanno i professionisti del sesso.

 

Come hai organizzato le riprese?

Abbiamo girato in un giorno. Avevo un direttore della fotografia, Valentina era libera di muoversi come e dove voleva, non abbiamo ripetuto un solo ciak. Sapevamo cosa sarebbe successo ma tutto è stato improvvisato. Per me era un modo nuovo di lavorare, e anche se mi piace sperimentare all’inizio ero un po’ in crisi. Poi c’è stato un «clac» quando è arrivato Lorenzo. Sentivi un reale piacere, una voglia di fare sesso, un desiderio forte tra loro due; credo che quando giri la macchina da presa coglie queste emozioni, specie perché giravo in tempo reale.

 

Rispetto a «Queen Kong» cosa cambia in «ISVN»?

Il sesso ha più spazio. In Queen Kong la sessualità e il linguaggio pornografico si prestano alla narrazione, in ISVN accade il contrario. Il sesso si prende più tempo, è anche ripetitivo, un po’ come quando balli: ti devi lasciare andare al ritmo.

 

Il titolo è quello della canzone di Bello FiGo.

Me l’ha fatta sentire Valentina. Mi sembrava molto interessante il modo in cui l’aveva trasformata in un’icona italiana che era vicino a quanto cercavo di fare io. Ho coinvolto poi altri musicisti, la musica per me è molto importante: mi sono rivolta a chi aveva voglia di confrontarsi col porno, sono arrivata a Le Luci della Centrale Elettrica e a Heroin in Tahiti.

 

Avevate pensato sin dall’inizio alla possibilità di portare «ISVN» in sala?

No, sul momento si pensava al sito di Valentina e a una diffusione su Pornhub. Però l’esperienza di Queen Kong col pubblico era stata molto bella, gli spettatori rimanevano incollati, facevano molte domande, così ci siamo detti che potevamo accettare la stessa scommessa su questo lavoro.

 

E adesso? Pensi di lavorare ancora insieme a Valentina Nappi?

Mi piacerebbe girare ISVN 2/3/4 ma non è semplice; tanto per sfatare un altro preconcetto su di lei, a differenza di quanto si può pensare Valentina non è piena di uomini, perciò è difficile trovare qualcuno con cui fare la scena di sesso. Come dicevo, il mio desiderio è produrre uno sguardo diverso su di lei. Per esempio potrebbe essere molto affascinante esplorare il suo rapporto col fidanzato che apre un discorso su cosa è l’amore, su come la sessulità sia legata all’amore, sulla gelosia.

 

A chi dice che il porno è un genere maschile cosa rispondi?

Sono una regista donna e ne sono attratta senza per questo pensare di specializzarmi nel business del porno. In realtà le prime rotture rispetto al genere si devono a delle registe negli anni Sessanta, quando le donne con la rivoluzione sessuale hanno iniziato a liberarsi. È vero che le donne fanno più fatica degli uomini a esprimere il proprio desiderio ma per una questione culturale più che di sguardo: noi donne siamo state educate rispetto alla sessualità con molti limiti. Oggi è in atto un cambiamento, la pornografia è sempre più in mano alle donne sia nella produzione che nel consumo. E visto che si affacciano per la prima volta al cinema e alla pornografia possono cambiare le cose. Sono delle pioniere e come tali hanno più libertà di sperimentare.