«L’Unione Europea resta un concetto astratto finché non si parte per l’Erasmus». Difficile spiegare più efficacemente ciò che questo programma di mobilità studentesca rappresenta nella formazione dei giovani europei. Dal 1997, anno in cui fu istituito il programma, milioni di universitari hanno usufruito delle borse Erasmus per studiare all’estero e andare alla scoperta di quell’identità europea che va oltre i tagli su scala continentale e le imposizioni della Troika. Gli spagnoli lo sanno bene, dato che nell’anno accademico 2011/2012 il paese iberico è stato il primo per numero di universitari accolti e il secondo quanto a studenti partiti alla volta degli atenei d’Europa. Anche per questo, i tagli alla quota governativa della già magra borsa Erasmus (che in parte è pagata dal governo, in parte dalla Ue), annunciati lunedì scorso dal ministro della Pubblica istruzione José Ignacio Wert, hanno sconcertato: gli studenti, ovviamente, che, ad anno accademico in corso, hanno rischiato di vedersi dimezzato l’assegno; la stessa Unione europea, le università e tutto il settore educativo, già sul piede di guerra contro il ministro per la riforma dell’istruzione lacrime e sangue che porta la sua firma ed entrerà in vigore entro dicembre. Persino all’interno del Partido popular in molti non hanno gradito: «Trent’anni di militanza e non riesco a spiegare a mio figlio ciò che fa il mio partito», si è lasciato scappare via Twitter il vicesegretario generale del Pp Esteban González Pons. Di fronte alle pressioni della sua stessa area politica, all’atto di disobbedienza annunciato da varie regioni targate Pp (che si sono dette pronte a compensare i tagli con fondi regionali) e ai malumori dell’Unione europea, il ministro Wert, ieri, ha dovuto fare marcia indietro. Per ora, quindi, solo un falso allarme e un gigantesco sospiro di sollievo da parte della maggior parte degli spagnoli sparsi per le università del vecchio continente, anche se la smania di tagli del ministro, suggerirebbe che la questione sia tutt’altro che chiusa. Nelle intenzioni di Wert – che ha firmato il decreto il 24 ottobre scorso, in curiosa coincidenza con il grande sciopero del settore educativo – i tagli avrebbero dovuto risparmiare gli studenti Erasmus meno abbienti, ovvero coloro che già ricevono un aiuto agli studi per ragioni economiche da parte del governo. Una sparuta minoranza, tuttavia, che nella madrilena Universidad Complutense – la più grande del paese – non supera il 20% e a livello nazionale non va oltre il 30%. Secondo Wert, l’improvvisa decisione di sospendere gli assegni Erasmus sarebbe stata dettata dalla necessità di limare le spese del ministero, anche se lo stanziamento attuale – ridotto del 71% dal 2007 – è di soli 16 milioni di euro. Lo scorso anno gli Erasmus spagnoli hanno ricevuto dal governo tra i 100 ai 180 euro ciascuno a cui vanno aggiunti i 130 euro pagati in media dalla Ue, che nel periodo 2007-2013 ha stanziato per il programma di mobilità studentesca 3,1 miliardi di euro.