L’emorragia di voti Pd verso M5S sembra essersi interrotta. E’ uno degli elementi che emerge dall’analisi dei flussi elettorali realizzata dell’Istituto Cattaneo per le regionali in Abruzzo. Analisi limitata a due principali centri della regione, Pescara e Teramo, sottolinea l’Istituto avvertendo che «si tratta di stime statistiche, e quindi di misure affette da un certo margine di incertezza».

Il voto regionale è stato confrontato con quello delle politiche del 4 marzo scorso e, sottolinea il Cattaneo, «emergono alcune tendenze interessanti, che vanno interpretate tenendo presente che nelle scelte dell’elettore per il voto regionale si mischiano sia motivazioni di carattere locale, sia considerazioni legate al giudizio sul governo nazionale».

Dunque, come hanno votato gli elettori che il 4 marzo 2018 scelsero Pd? «Sia a Pescara, sia a Teramo, dal bacino elettorale del Pd esce ben poco in direzione della candidata ’grillina’ Marcozzi». Anche se una parte (minoritaria) degli elettori che scelsero Pd il 4 marzo non ha optato per Legnini. A Pescara il Pd rispetto alle politiche perde il 13% verso l’astensione. Mentre a Teramo il 16% sceglie il candidato del centrodestra Marsilio.

Il Cattaneo nota invece che, «contrariamente al Pd, il piccolo bacino elettorale di Leu continua (almeno a Pescara) ad alimentare il M5S», ma «i dati sono da prendere con le pinze, dato che la limitatezza di questo bacino rende le stime particolarmente instabili». In ogni caso «fra gli elettori del capoluogo abruzzese che scelsero Leu il 4 marzo, il 59% ha optato per Legnini e il 40% è passato al sostegno per Marcozzi».

Il Movimento 5 Stelle, prosegue l’analisi, «è certamente lo sconfitto di queste elezioni perché perde voti (in valore assoluto e in percentuale) non solo rispetto all’exploit del 4 marzo ma anche rispetto alle regionali di 5 anni fa, segno di una incapacità di radicamento territoriale». Il Cattaneo divide gli elettori 5S del 4 marzo in quattro gruppi: i «fedeli», che rinnovano il voto per il proprio partito (38% a Pescara, 29% a Teramo). I «disillusi», che passano all’astensione (28% a Pescara, 17% a Teramo). I «traghettati» (22% a Pescara, 34% a Teramo), che passano al centrodestra. Un flusso, questo, particolarmente importante perché il consenso in favore di Marsilio a Pescara arriva per il 68% da chi votò centrodestra il 4 marzo ma per il 24% da elettori che lo scorso anno scelsero i 5S. E «a Teramo la componente ex-grillina tra gli elettori di Marsilio è ancora più consistente». Infine c’è la categoria degli elettori «pentiti» di aver votato i 5Stelle alle politiche: il 12% a Pescara e il 20% a Teramo tornano al centrosinistra.

Per quanto riguarda Lega e Fi, gli elettori che votarono i due partiti il 4 marzo per la maggior parte hanno scelto Marsilio. Ma per entrambi «si registra una discreta perdita verso il ’non-voto’ (a Pescara 26% per Fi, 38% per la Lega; a Teramo 61% per Fi, 21% per la Lega.