Si radicalizza lo scontro intorno a Gezi Park, polmone verde e luogo di ritrovo nella storica e centralissima piazza Taksim, a Istanbul. Il progetto di sradicare i suoi 600 alberi per far posto a un centro commerciale ha suscitato un movimento d’opposizione appoggiato da artisti e intellettuali e migliaia di manifestanti si sono accampati da lunedì per impedire alle ruspe di entrare in azione.

Ieri il sostegno alla protesta si è moltiplicata anche in rete, dopo che la polizia ha deciso di usare la mano pesante. Violente cariche e un uso massiccio di lacrimogeni, spray urticanti e cannoni ad acqua, hanno lasciato a terra decine di attivisti svenuti per le inalazioni. Gli agenti anti-sommossa hanno fatto irruzione nel campo, cacciato i ragazzi e bruciato le tende.

Un centinaio di persone sono finite in ospedale, anche con ferite alla testa e fratture, e una ragazza sarebbe in gravi condizioni. 63 gli arresti. Anche Amnesty International ha denunciato l’«uso eccessivo della forza contro dimostranti pacifici». Decine di feriti sono stati causati dal crollo di una antica scalinata attraverso cui i giovani cercavano di scappare. Ferito anche il deputato curdo Sirri Sureya Onder, uno dei simboli della protesta da quando si è piazzato davanti ai bulldozer in movimento per bloccarli.

La rivolta contro i piani «di riqualificazione» di Taksim – tradizionale piazza della sinistra laica turca – e contro la cementificazione selvaggia di Istanbul, si sta trasformando in una protesta nazionale contro il premier Recep Tayyip Erdogan, che della città è stato sindaco ed è uno dei grandi sponsor del progetto. Anche a Ankara ieri ci sono state proteste e scontri con la polizia. I manifestanti in questo caso si oppongono al giro di vite sulla vendita di alcolici, ma hanno espresso la loro solidarietà agli occupanti di Gezi Park.