Le forze armate israeliane sostengono di «aver sventato un attacco armato» e di aver «neutralizzato un aggressore palestinese» che ieri mattina aveva fatto fuoco contro soldati al posto di blocco militare di Huwara a sud di Nablus, in Cisgiordania. I palestinesi invece parlano di uccisione a «sangue freddo» di Bilal Rawajbeh, 29 anni, un agente della sicurezza preventiva dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), sposato e padre di una bambina. Come siano andate le cose non è stato chiarito, almeno fino a ieri sera. Un video postato in rete mostra un soldato israeliano che spara da una distanza di circa un metro contro un’automobile di colore bianco ferma. Le immagini non mostrano cosa sia accaduto in precedenza.

 

Per i palestinesi «l’aggressione» non c’è mai stata, ipotizzano un possibile incidente stradale interpretato dai militari come un tentato attacco e denunciano che Rawajbeh, morente, colpito da 11 proiettili, non è stato soccorso dai soldati che hanno vietato ad una ambulanza di avvicinarsi. Infine accusano militari e poliziotti israeliani di «uccidere sommariamente» i palestinesi che ritengono responsabili di attentati veri o presunti anche quando sono feriti e non in grado di nuocere. I colleghi dell’ucciso si sono detti sorpresi dall’accaduto. Hanno riferito che Rawajbeh, atteso ieri in ufficio per una riunione, era una persona tranquilla che si divideva tra lavoro e famiglia.

 

Continuano intanto le proteste per quanto accaduto due giorni fa a Khirbet Hamsa al-Fawqa nel nord della Valle del Giordano sotto occupazione israeliana dove le ruspe dell’esercito hanno abbattuto tende,  strutture di lamiera e pannelli solari appartenenti a 11 famiglie palestinesi, lasciando senza un riparo 70 persone. Secondo l’esercito da tempo le famiglie vivevano su terreni destinati alle esercitazioni militari. Il centro israeliano per i diritti umani B’Tselem riferisce che 20 comunità palestinesi nella Valle del Giordano si trovano in aree trasformate unilateralmente dall’esercito i poligoni di tiro o destinate alle manovre militari. E per questo motivo sono minacciate costantemente di espulsione.