Ricordando i suoi presunti successi nella lotta alla pandemia e gli accordi di normalizzazione con quattro paesi arabi, ieri Benyamin Netanyahu di fatto ha dato inizio alla campagna elettorale che porterà Israele al voto anticipato per la quarta volta in due anni. Apparivano minime in serata le possibilità che il premier di destra e il suo principale partner di governo, il centrista Benny Gantz, potessero raggiungere un compromesso sulla legge di bilancio evitando in extremis lo scioglimento oggi della Knesset e il ricorso alle urne. «Non volevo le elezioni. Il mio partito Likud non le voleva, comunque le vinceremo», ha detto Netanyahu. Gantz ha replicato lanciando accuse al premier.

Il leader centrista in ogni caso esce con le ossa rotte dalla crisi di governo. Il suo partito, Blu Bianco, che per tre elezioni ha conteso la vittoria al Likud, quasi non esiste più, ridotto in macerie dalla decisione di Gantz di allearsi con Netanyahu e dalla sua subalternità al capo di governo. Alle prossime elezioni Netanyahu dovrà guardarsi non dal centrosinistra bensì dal suo ex compagno di partito Gideon Saar e leader della nuova formazione New Hope che secondo i sondaggi insidierà concretamente il Likud.