Due giovani palestinesi, Basel Basbous e Khaled al-Dabbas, sono stati uccisi e un altro, Salama Raafat, è stato ferito ieri prima dell’alba quando soldati israeliani hanno aperto il fuoco contro la loro automobile durante un raid nel campo profughi di Jalazone, a nord di Ramallah.  L’esercito israeliano ha comunicato di «aver neutralizzato due sospetti» avevano tentato di investire i suoi soldati. Un testimone, Shadi Safi, ha smentito questa versione spiegando che i tre giovani – non erano ricercati e non avevano precedenti con l’intelligence israeliana – stavano tornando a casa dal lavoro in ristoranti della vicina Ramallah quando sono stati presi di mira dalle forze israeliane. A Ramallah è stato proclamato uno sciopero generale e dozzine di giovani palestinesi hanno affrontato le truppe israeliane vicino all’ingresso del campo dopo le uccisioni. Sabato, le forze israeliane avevano ucciso a colpi di arma da fuoco il 18enne Fayez Damdum a Ezzariyeh (Gerusalemme Est) durante un’operazione nell’area. Qualche giorno prima avevano colpito a morte quattro palestinesi e ferito altri 40 in un raid nella città di Jenin. Almeno 160 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano quest’anno, di cui 49 nella Striscia di Gaza e oltre 100 in Cisgiordania e Gerusalemme est. Il bilancio delle vittime in Cisgiordania è il più alto dal 2015.