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Israele-Palestina, la porta stretta dell’alternativa

Guerre La destra razzista agita l’accusa di antisemitismo. Siamo nell’orrore. Che non finirà però minimizzando le efferatezze sia del 7 ottobre che quelle in corso a Gaza e in Cisgiordania
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 6 dicembre 2023

Lega, Fratelli di Italia, Pd, Cgil, l’Unione delle comunità Romanès in Italia e la Comunità religiosa islamica hanno partecipato ieri a una manifestazione contro l’antisemitismo e il terrorismo convocata dall’Unione delle comunità ebraiche italiane e comunità di Roma in piazza del Popolo. A parte pochi, pochissimi, chi mai si direbbe esplicitamente a favore dell’uno o dell’altro? Nessuno.

EPPURE QUALCOSA, molto, non torna. I partiti di Salvini e Meloni parlano di antisemitismo senza avere la titolarità per farlo. Salvini parla ancora di Soros nemico pubblico globale, Meloni lo ha scritto nel libro intervista con Sallusti pubblicato qualche mese fa. Vannacci ripulito: questo è il discorso pubblico della destra di governo. La stampa liberal-conservatrice finge di non vedere. Perché è «la più ignorante d’Europa» come diceva Orson Welles, forse. Per cinismo, per ipocrisia, per interesse, di certo.

L’opposizione, avvitata su stessa, lascia passare la macroscopica contraddizione della destra (post)fascista. La comunità ebraica, abbandonata, isolata e radicalizzata a destra, non trovando interlocutori migliori di Renzi e dell’estrema destra, si accontenta della miseria che ha di fronte.

La difesa di Israele e l’accusa di antisemitismo a chi manifesta per il cessare il fuoco diventano la foglia di fico dietro alla quale nascondere le abiezioni razziste della destra estrema di governo. Oltre a ciò, lo stigma dell’antisemitismo è la clava con cui reprimere il dissenso in solidarietà con la popolazione palestinese massacrata a Gaza, perseguitata in Cisgiordania e discriminata dentro i confini di Israele – sotto apartheid. Ed è l’accusa infamante contro le comunità migranti e postcoloniali che vivono in occidente.

DUNQUE, È GIUSTO indignarsi dell’ipocrisia che contraddistingueva la manifestazione di ieri contro l’antisemitismo, ma è bene tenere presente che certe contraddizioni e ipocrisie riguardano, sebbene a parti invertite e su scala ridotta, anche la sinistra radicale che si batte giustamente contro le violenze israeliane. Una sinistra, che in alcune declinazioni, è incapace di guardarsi allo specchio e riconoscere parti di sé ripugnanti. La polivalenza dell’antisemitismo – stiracchiato da un lato e negato dall’altro – fa sì che da essere il nome di un problema, radicato, serio, drammatico, diventi un’arma per colpire gli avversari.

LE POLITICHE di Israele non aiutano a districarsi, ma sarebbe sciocco pensare che, qualora queste smettessero di essere efferate e discriminatorie, il problema possa risolversi automaticamente. L’antisemitismo precede e sopravvive alla questione israelo-palestinese. L’«azione anticoloniale andata storta» e degenerata in pogrom del 7 Ottobre – e le deprimenti reazioni di diversi attivisti e intellettuali in occidente – sta qui a dimostrarcelo.

LA SOVRAPPOSIZIONE tra identità dello Stato che opprime – israeliana – e identità storicamente oppressa – gli ebrei – favorisce il cortocircuito. Le opposte propagande, i debunking sulle reciproche efferatezze, a tragedia invariata, non aiutano. Non è facile districarsi e non ci sono vie d’uscita semplici. La trasformazione delle regole di ingaggio belliche dell’esercito israeliano, raccontate dall’inchiesta di +972 che presto leggerete sul manifesto, non aiutano. Il massacro di civili a mezzo di bombe è più asettico dell’assalto alle case dei civili ma è altrettanto atroce. Il terrore viaggia nei due versi. Le vittime sono tali a prescindere dalla quantità e qualità della violenza: sono persone uccise a causa della loro identità o collocazione geografica.

SIAMO DENTRO L’ORRORE. Ma questo non terminerà con la moltiplicazione degli orrori, tra cui si possono annoverare le posizioni strumentali, ideologiche e negazioniste volte a minimizzare tanto le efferatezze del 7 ottobre, quanto a Gaza e anche in Cisgiordania dove avvengono pogrom di coloni israeliani contro civili palestinesi. Bisogna mantenere – o costruire – un orizzonte morale coerente. Contro la barbarie di Netanyahu e contro la barbarie di Hamas. Contro l’estrema destra che prova a riciclarsi come non antisemita e contro le classi dirigenti liberal-conservatrici che usano l’antisemitismo a fini repressivi e autoritari.

È una porta stretta ma non ci sono alternative per cercare di aiutare i milioni di palestinesi e ebrei costretti a convivere sullo stesso territorio e le connesse diaspore. Per cercare di fermare il massacro e pensare un universalismo concreto, oltre la violenza e oltre la dannazione dello stato nazione.

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