Israele non muoverà alcun passo per bloccare militarmente le spedizioni di carburante dall’Iran al Libano organizzate dal movimento sciita libanese Hezbollah. L’ha riferito giovedì sera la tv israeliana Canale 12 e, poco dopo, l’ha confermato l’ammiraglio Eli Sharvit, ex comandante della marina israeliana, in un’intervista con l’Associated Press. Con l’economia libanese allo sbando Israele «non ha interesse» a fermare consegne di carburante destinate all’uso civile, ha spiegato Sharvit. Il successo dell’iniziativa lanciata dal leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, quindi è completo. Dopo aver «costretto» Washington ad ignorare una violazione aperta delle sanzioni statunitensi contro la vendita di petrolio iraniano, Nasrallah incassa anche il via libera di fatto di Israele che in questi ultimi anni ha bombardato con i suoi aerei gran parte di ciò che Tehran inviava agli alleati sciiti libanesi. Senza contare i consensi che l’iniziativa ha riscosso tra tanti libanesi mentre il movimento affronta da tempo l’accusa di aver portato il Libano sempre di più nell’orbita iraniana e siriana e di aver difeso forze politiche che frenerebbero il cambiamento e le riforme necessarie per il paese.

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La mancanza di carburante e di energia elettrica è una delle piaghe più dolorose della crisi economica e finanziaria che fa soffrire la popolazione libanese. Il prezzo di benzina e gasolio ieri è salito ancora. Il ministro dell’energia Walid Fayyad, dopo la revoca dei sussidi pubblici, ha fissato il prezzo di 20 litri di benzina a 95 ottani a 174.300 lire libanesi e di quella a 98 ottani a 180.000 lire. Un video mostrava ieri la stazione di rifornimento Orphans a Beirut circondata da centinaia di auto in attesa e gente esasperata che protestava. Sull’arrivo del carburante dall’Iran il nuovo governo libanese ha scelto il profilo basso, per evitare le sanzioni americane. Il premier Mikati ieri ha detto di essere «rattristato» dalla violazione della sovranità nazionale ma anche certo che il paese non subirà delle conseguenze perché l’arrivo del carburante iraniano è avvenuto all’esterno delle istituzioni statali. Gli Stati uniti ieri hanno esteso le sanzioni a sette individui, non solo libanesi, legati a Hezbollah. Uno sviluppo che non ha frenato l’entusiasmo di militanti e simpatizzanti del movimento sciita per l’arrivo dei convogli con il combustibile iraniano.

La prima petroliera iraniana commissionata da Hezbollah era giunta domenica nel porto siriano di Baniyas. Il diesel è stato scaricato nei depositi siriani prima di essere portato via terra in Libano giovedì da decine autocisterne. La tv Al-Manar di Hezbollah li ha definiti «i convogli che rompono l’assedio americano». Sessanta automezzi, ciascuno dei quali trasportava 50.000 litri, hanno attraversato un valico di frontiera non ufficiale nei pressi di Qusayr in Siria. Una volta in Libano si sono diretti – tra ali di folla in festa, donne che lanciavano riso e fiori e uomini  che issavano cartelli e striscioni con le scritte «Grazie Iran» e «Grazie Siria» – verso Baalbek, nella Valle della Bekaa, dove una società collegata al gruppo sciita, al Amana, inizierà a distribuire il carburante. Un militante di Hezbollah ha addirittura sparato, senza conseguenze, un Rpg, un razzo anticarro, per celebrare l’arrivo del primo convoglio di autocisterne. Nasrallah in un discorso televisivo ha spiegato che la petroliera non ha scaricato direttamente in Libano proprio per evitare le sanzioni Usa e di mettere in imbarazzo il governo. Il gasolio, ha aggiunto, sarà donato a ospedali pubblici, case di cura, orfanotrofi, stazioni idriche e alla Croce Rossa libanese. Il carburante sarà venduto a prezzi scontati anche a ospedali privati, industrie farmaceutiche, panetterie e cooperative che vendono prodotti alimentari. Nelle prossime settimane arriveranno altre autocisterne che trasportano diesel e benzina.

In questa occasione la tanto criticata presunta doppia identità islamico-sciita e libanese di Hezbollah è passata in secondo piano rispetto alle necessità urgenti di una popolazione impoverita dalla crisi e che fa i conti con servizi pubblici intermittenti o assenti, come l’energia elettrica. In questi giorni, perciò, si sono fatte più flebili le critiche degli avversari di Hezbollah che insistono sulla «dissoluzione in atto dello Stato libanese». Il successo della forzatura operata dal movimento sciita è apparso più evidente quando, di fronte alla possibilità che il carburante iraniano arrivi regolarmente in Libano aggirando le sanzioni, gli Usa hanno dato luce verde a soluzioni a lungo termine per la crisi energetica nel paese dei cedri, a cominciare da una linea di gas naturale ripristinata dall’Egitto che passerà per Giordania e Siria.