«Non dobbiamo permettere che gli ayatollah vincano», esortava ieri Benyamin Netanyahu Netanyahu dopo aver incontrato a Gerusalemme il Segretario alla difesa Usa Chuck Hagel. Il ministro americano da parte sua, si è affannato a rassicurare il premier israeliano ribadendo che l’impegno Usa per la sicurezza dello Stato di Israele «è risoluto». Non sappiamo se gli “ayatollah” vinceranno ma osserviamo che ogni giorno, senza soste, viene adorato il “totem” della colonizzazione israeliana dei Territori occupati nel 1967, negando ogni possibilità alla nascita uno Stato palestinese sovrano e con un territorio omogeneo. Tra qualche giorno ascolteremo fino allo sfinimento la parola “pace” durante la visita di papa Francesco in Terra Santa, mentre sul terreno i bulldozer israeliani proseguiranno a spianare terre palestinesi per espandere le colonie. Visitando due giorni fa dei cantieri edili, Uri Ariel (Casa Ebraica), ministro dell’edilizia israeliano e sostenitore sfrenato della colonizzazione, ha previsto, di fatto ha annunciato, che nei prossimi cinque anni il numero complessivo dei coloni ebrei in Cisgiordania crescerà del 50%, passando da 400 a 550-600 mila. Nello stesso periodo a Gerusalemme Est, la zona palestinese sotto occupazione, il ritmo di crescita dei coloni sarà simile a quello della Cisgiordania, raggiungendo la cifra complessiva di 300-350 mila israeliani. Crescita evidentemente favorita dalla costruzione di nuove case.

Uri Ariel non si smentisce, procede come una ruspa, incurante dei giudizi anche della sua collega di governo, Tzipi Livni, che a fine aprile lo aveva accusato di avere silurato le trattative con i palestinesi attraverso i continui annunci di nuovi progetti di espansione degli insediamenti ebraici. Ariel può permetterselo perchè è fin troppo evidente che dalla sua parte c’è lo stesso Netanyahu. Il premier appoggia apertamente e senza limiti la crescita delle colonie. così i “settler” stanno vivendo loro migliore stagione da molti anni a questa parte. E fanno progetti. Ad esempio, il Consiglio Regionale della Valle del Giordano – ossia i coloni dei 21 insediamenti che occupano quella parte di Cisgiordania – ha fatto sapere qualche giorno fa di avere un piano per triplicare la popolazione ebraica in quella zona, per impedire che le terre siano restituite ai palestinesi. Una rappresentante dei “settler”, Orit Artsiely, ha previsto che la popolazione ebraica nella Valle crescerà dagli attuali 4.509 coloni fino a 15.000 in 10 anni, grazie anche alla costruzione già approvata di 825 nuove case. Fa progetti anche il ministro Naftali Bennett, il leader di Casa Ebraica, che sta preparando il testo di una legge volta ad annettere a Israele la zona C dei Territori, circa il 60% della Cisgiordania rimasta dopo gli Accordi di Oslo (1993) sotto il pieno controllo dell’esercito occupante.

La notizia dei nuovi progetti israeliani ha avuto l’effetto di una bomba mentre migliaia di palestinesi, in particolare nella zona di Bir Zeit (Ramallah) e sulla spianata delle Moschee di Gerusalemme, protestavano contro l’uccisione avvenuta due giorni fa a Ofer di due ragazzi di 15 e 17 anni, Nadim Nuwara e Muhammah Abu al-Thahir, durante le commemorazioni per il 66esimo anniversario della Nakba. Migliaia di persone hanno preso parte ai funerali dei due giovani uccisi dai soldai israeliani, nei villaggi di Abu Shukheidim e al-Mazraa al-Qibliya. Dallo scorso luglio, quando sono ripartite le trattative bilaterali Israele-Olp, al mese scorso quando i negoziati si sono interrotti, l’esercito israeliano ha ucciso in Cisgiordania decine di palestinesi.