Tra le poche novità di queste elezioni spicca la posizione dei palestinesi di Gerusalemme est. Negli ultimi anni a migliaia hanno ottenuto la cittadinanza israeliana che garantisce loro il diritto di votare oggi. Tutti gli altri palestinesi di Gerusalemme – la maggioranza senza cittadinanza israeliana – non sanno ancora se potranno partecipare alle elezioni legislative e presidenziali dell’Autorità nazionale palestinese (22 maggio e 31 luglio). Israele non ha risposto alle sollecitazioni che arrivano da Ramallah e forse solo un intervento degli Usa sbloccherà la situazione, in un senso o nell’altro.

Lo status di Gerusalemme è una delle questioni più spinose. Israele ha unilateralmente proclamato l’intera città come la sua capitale, inclusa la zona Est (araba, occupata militarmente nel 1967) che i palestinesi considerano la capitale del loro futuro Stato. E nel 2017 l’ex presidente Usa Donald Trump ha riconosciuto l’annessione di Gerusalemme a Israele. Le cose si sono ulteriormente complicate negli ultimi anni perché migliaia di palestinesi, sperando di migliorare la propria vita, di sottrarsi a tante limitazioni e alla minaccia di vedersi revocata la residenza nella città, hanno acquisito la cittadinanza israeliana. Dopo la dichiarazione di Trump 1.064 di loro hanno chiesto il passaporto israeliano. Le domande sono aumentate a 1.633 nel 2019 e l’anno scorso ne sono state presentare altre 1.800. Numeri in apparenza bassi ma che si aggiungono a migliaia di palestinesi già in possesso da anni del passaporto israeliano. Molti di questi arabo israeliani di Gerusalemme Est oggi voteranno per la Lista araba. Scarso l’interesse per le votazioni nell’Anp. Pochi palestinesi di Gerusalemme Est dicono che andranno alle urne per eleggere il Consiglio legislativo e il presidente dell’Anp.