Il governo israeliano ha avvertito la Russia che se l’Iran «espanderà» la sua presenza in Siria, «bombarderà» il palazzo presidenziale di Bashar Assad a Damasco. È solo una indiscrezione giornalistica che circola nel mondo arabo, ripresa ieri anche dal Jerusalem Post, ma va presa sul serio di fronte all’aumento della tensione nella regione che abbraccia Libano, Israele e la Siria. Il giornale al Jadida scriveva ieri che se non ci saranno cambiamenti, Israele ha fatto capire che farà saltare il cessate il fuoco in Siria raggiunto con un accordo tra Usa e Russia all’inizio di luglio.

Netanyahu da settimane batte su questo tasto e ne ha discusso per ore la settimana scorsa con il presidente russo Putin. Preso atto che Bashar Assad rimarrà al suo posto, il governo e i comandi militari di Israele ora fanno i conti con gli esiti del successo (non ancora definitivo) del presidente siriano sui nemici del suo Paese e sui vantaggi che gli alleati, Tehran e il movimento sciita libanese Hezbollah, otterranno sul terreno. Forse l’Iran non costruirà una base aerea o una navale come sostiene Israele, ma è chiaro a tutti che manterrà, assieme ad Hezbollah, una presenza militare stabile in Siria e la userà anche per tenere sotto tiro Israele e per dissuaderlo dal portare a termine ciò di cui si parla da anni: un attacco aereo per distruggere le centrali atomiche iraniane nonostante la firma nel 2015 dell’accordo internazionale sul programma nucleare di Tehran.

Le carte sul tavolo sono cambiate e per questo il governo Netanyahu insiste per la creazione di una zona cuscinetto tra la Siria e le Alture del Golan che occupa dal 1967. Assieme agli Stati Uniti ora tiene sotto pressione l’Onu con la richiesta di modificare e potenziare il mandato della missione di interposizione e peacekeeping Unifil in Libano del sud. Pressioni e contestazioni che ieri hanno travolto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres alla sua prima visita in Israele e Territori palestinesi occupati. In agenda al primo posto Guterres aveva il rilancio del negoziato israelo-palestinese e la soluzione dei Due Stati e invece Netanyahu l’ha tenuto in gran parte impegnato sulla presenza iraniana in Siria. L’Iran vuole costruire «una base militare di appoggio nel suo obiettivo dichiarato di sradicare Israele e per questo scopo sta costruendo siti di produzione di missili di precisione in Siria e in Libano», ha detto Netanyahu sottolineando che «questa è una cosa che Israele non può accettare». Infine ha attaccato l’Unifil sostenendo che ha «fallito miseramente» nel suo compito di bloccare il traffico delle armi a favore di Hezbollah. Guterres ha replicato che «farà di tutto per garantire che Unifil adempia al proprio mandato». Parole in contrasto con la posizione di Francia e Russia, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, pienamente soddisfatte del lavoro che svolgono i caschi blu in Libano del sud.