Sami Hureini, 23 anni di Attuwani, piccolo villaggio nelle colline a sud di Hebron, è stato arrestato la notte scorsa dall’esercito israeliano.

Il giorno prima, venerdì, aveva organizzato una manifestazione di protesta per il ferimento di Harun del villaggio di Arekeez, colpito da una soldatessa israeliana mentre cercava di difendere il suo generatore elettrico dalla confisca e ora in ospedale in pericolo di vita. Se vive resterà paralizzato.

Un soldato durante la protesta aveva avvertito Sami: «Stanotte verremo a prenderti». Sei jeep piene di militari hanno circondato le case. Hanno preso Sami, lo hanno ammanettato, bendato e portato nella colonia di Kiryat Arba, interrogato per sei ore e comunicato all’avvocato che sarà giudicato martedì nel carcere di Ofer.

Sami fa il pastore, lo studente di diritto internazionale ed è tra i fondatori del gruppo Youth of Sumud (giovani della resilienza). L’ho visto piccolo, aggrappato alla gamba di suo padre Hafez, leader delle resistenza nonviolenta, e poi crescere come attivista per difendere la sua terra e il diritto dei palestinesi all’autodeterminazone.

Con Youth of Sumud, giovani ragazzi e ragazze di Attuwani e dei villaggi vicini, si sono riappropriati di Sarura: da qui nel 1999 l’esercito, per rendere l’area a uso di addestramento militare, aveva fatto evacuare i pastori di diversi villaggi, per la gran parte ritornati. Non cosi quelli di Sarura, sfollati a Yatta dove sono rimasti.

Sarura è diventato «Campo della Libertà». Non potendo costruire case né piantare tende perché sono in area C (completamente in mano a Israele che glielo vieta), hanno scavato nella roccia e ampliato le caverne dove si sono stabiliti per impedire che i coloni prendessero possesso di quella terra.

Non semplice vivere in quelle condizioni, sono ormai più di tre anni che i giovani lo fanno, attaccati dai soldati che requisiscono e distruggono perfino le toilet e anche dai giovani coloni nazionalisti fanatici che si sono stabiliti sulla collina tra Attuwani e Sarura, facendo incursioni contro pastori e attivisti, mascherati, armati di bastoni e cani aggressivi. Nell’estate 2018 hanno investito Sami, procurandogli diverse fratture nella gamba destra.

L’arresto di Sami fa parte della campagna di repressione delle forze di resistenza nonviolenta palestinese, che fa paura a Israele perché espone l’illegalità dell’occupazione militare e infrange la propaganda israeliana.

Lo hanno fatto a Nabi Saleh con l’arresto e la condanna non solo di Ahed Tamimi ma di tutti i giovani del villaggio, a Hebron con Issa Amro, difensore dei diritti umani. Basterebbe leggere i comunicati dell’Ocha (Nazioni unite) per vedere come si è intensificata la repressione, la violazione dei diritti umani e la continua pulizia etnica della popolazione palestinese.

Israele lo fa da più di 70 anni grazie all’impunità e complicità di cui gode da parte di tutta la comunità internazionale. Fino a quando?