Gli israeliani andranno alle urne il prossimo 17 marzo. La data è stata decisa ieri dai rappresentati dei partiti alla Knesset e sarà ufficializzata lunedì prossimo. E’ stata assecondata la richiesta della destra di un voto in tempi ravvicinati, allo scopo evidente di cavalcare l’onda nazionalista che attraversa il Paese e che è confermata da tutti i sondaggi. I partiti arabo israeliani hanno chiesto senza successo di andare a nuove elezioni a maggio. In ogni caso, nonostante i tempi stretti, i palestinesi con cittadinanza israeliana formeranno una lista unica per superare lo sbarramento elettorale innalzato quest’anno dal 2 al 3,25%. Un raggruppamento che è frutto anche dei timori suscitati dalla legge approvata di recente dal governo (non ancora dalla Knesset) che definisce Israele come “Stato della Nazione Ebraica”.

 

Tzipi Livni l’ex ministra della giustizia “licenziata” due giorni fa assieme al collega Yair Lapid, è tornata ieri ad attaccare il premier Netanyahu. «La verita è che dietro le sue parole isteriche abbiamo un primo ministro che ha paura: paura dei suoi ministri e del mondo esterno. E per questo va sostituito», ha detto in riferimento ad una presunta sottomissione di Netanyahu nei confronti del ministro dell’economia e leader dell’ultradestra Naftali Bennett. Da parte sua Netanyahu è già in campagna elettorale. «Le elezioni significano solo una cosa: chi sarà a guidare il Paese – ha affermato – Con le tante sfide che lo Stato d’Israele deve affrontare, quelle relative alla sicurezza e all’economia, ha bisogno di un ampio partito di governo, il Likud».

 

Anche il leader laburista Herzog si propone di guidare Israele ma le sue possibilità sono nulle. E anche se l’intero centro sinistra si riunisse in un unico gruppo, difficilmente potrebbe disturbare il blocco di destra. Diverso sarebbe il discorso se Moshe Kahlon, un popolare ex dirigente (moderato) del Likud, da sempre critico di Netanyahu, decidesse di scendere in campo con una propria lista. Gli ultimi sondaggi gli danno una decina di seggi e, pertanto, potrebbe limitare la prevista vittoria della destra. Non è escluso però che Kahlon finisca per allearsi proprio con Netanyahu dopo il voto.