Seconda ispezione a bordo della Norman Atlantic. Alcune aree restano irraggiungibili per le alte temperature. Gli inquirenti valutano il trasferimento a Bari. Tra gli undici morti, intanto, è stata identificata anche una ragazza albanese di quindici anni.

Cinque ore tra i rottami del relitto nel porto di Brindisi; cinque ore che non sono bastate a fugare tutti i dubbi su cosa ci sia nella stiva della Norman Atlantic. La motonave andata a fuoco la mattina del 28 dicembre nell’Adriatico e che due giorni fa è stata rimorchiata nel porto pugliese, non ha ancora scoperto tutti i propri segreti.

Quella di ieri è stata la seconda ispezione, guidata dal pm della Procura di Bari Ettore Cardinali, che ha fatto seguito a quella svolta nella giornata di venerdì appena la nave è stata ormeggiata a Brindisi. Insieme al sostituto procuratore di Bari, sono saliti a bordo del relitto i Vigili del Fuoco, protagonisti durante tutta la fase di messa in sicurezza e trasporto della Norman Atlantic. I sommozzatori, invece, si sono immersi per verificare le condizioni esterne dello scafo. Così come accaduto venerdì, anche ieri le elevate temperature all’interno della stiva non hanno permesso un completo sopralluogo. Nonostante il fumo che fuoriesca sia sempre meno, tra le lamiere il calore è ancora molto forte. In alcune aree si raggiungerebbe addirittura la temperatura di 180 gradi. Solo quando gli inquirenti potranno prendere visione di tutti i locali della stiva si potrà avere una idea più chiara di cosa è realmente accaduto. Le aree della nave ispezionate oggi, in ogni caso, non hanno restituito alcun cadavere lasciando un punto interrogativo enorme su chi ancora non è stato ritrovato. «Sono certo che presto riusciremo a raggiungere il centro del traghetto e quindi il cuore del rogo – ha sottolineato il pm Cardinali. La nostra oggi è stata solo un’ispezione visiva del garage, dei ponti esterni e della plancia. Serviranno controlli più accurati per verificare che lì non ci siano cadaveri». Focolai ancora attivi hanno impedito il sopralluogo al ponte 4 mentre, nei ponti superiori, è stata fatta una verifica visiva dei sistemi di antincendio. L’accesso alla plancia di comando, invece, ha permesso il recupero di documentazione cartacea non meglio specificata che bisognerà analizzare per capire se può essere o meno utile alle indagini.

Il numero di chi manca ancora all’appello oscillerebbe, stando alle parole del procuratore capo di Bari Giuseppe Volpe, tra le dieci e le quindici persone. Undici, invece, i morti certi, su nove dei quali il Policlinico di Bari sta procedendo con le autopsie. Solo di essi, infatti, si è riusciti a recuperare e ad identificare i corpi. Tra loro anche una ragazza minorenne albanese di soli 15 anni, Racha Charif. Le altre vittime ad oggi rinvenute sono i due autotrasportatori campani Michele Liccardo e Giovanni Rinaldi, la cittadina turca Havise Savas, il sacerdote georgiano Omar Kartozia, Nikolaus Paraschis e Kostantinos Koufopuolos e Muller Afroditi. A loro si è aggiunto anche il nome di Gerasimos Kazantzidis, ultimo ad essere stato identificato. Di altri due morti, invece, non è stato possibile recuperare i corpi e, dunque, procedere con l’identificazione, a causa delle condizioni del mare durante la fase dei soccorsi. Sempre ieri, intanto, il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano ha incontrato la moglie di Carmine Balzano, l’autotrasportatore campano ancora disperso. Quello della donna è stato un appello alle istituzioni affinché non si smetta di cercare. Un invito raccolto dal sottosegretario che ha garantito che verrà fatto tutto il possibile per capire cosa è successo a bordo della Norman Atlantic e per trovare tutti i dispersi. Mentre procedono le indagini, restano al momento quattro gli indagati da parte della Procura di Bari. Si tratta del comandante Argilio Giacomazzi e dell’armatore Carlo Visentini, entrambi accusati di naufragio, omicidio plurimo e lesioni. Ai loro nomi sono stati aggiunti nel registro, nella giornata di venerdì, quelli di due componenti dell’equipaggio: Luigi Iovine, primo ufficiale di coperta, e Francesco Romano, secondo ufficiale di macchina.

L’accertamento dei fatti non potrà prescindere da quanto emergerà dalla scatola nera. Quest’ultima è stata recuperata durante il primo sopralluogo e inviata a Bari dove verrà analizzata accuratamente. Gli inquirenti non escludono al momento anche il trasferimento di tutto il relitto nel capoluogo pugliese per agevolare le indagini in mano alla Procura di Bari.