Più di 50 persone sono state brutalmente uccise e decapitate nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, dal gruppo Ansar al-sunna al-shabaab affiliato all’Iscap (Stato islamico dell’Africa Centrale) secondo quanto riportano la polizia e le agenzie locali.

«Da venerdì a domenica i terroristi hanno dato fuoco alle case, sparato, hanno preso e radunato quelli che fuggivano e hanno trasformato un campo da calcio in un campo di esecuzione», ha detto Bernardino Rafael, comandante generale della polizia del Mozambico.

La regione di Cabo Delgado non è purtroppo nuova a simili attacchi. Lo scorso 24 aprile il governo ha ammesso per la prima volta la presenza jihadista, anche se gli attacchi in questa regione confinante con la Tanzania sono iniziati nell’ottobre 2017, causando in questi tre anni la morte di 2mila civili e oltre 250mila profughi, secondo le Nazioni unite.

I combattimenti tra al-shabaab e Forze di Difesa nazionale hanno avuto un’ulteriore recrudescenza con la conquista, il 14 agosto, da parte dei miliziani jihadisti del porto di Mocimboa da Praia, vicino a un ricco sito di gas naturale gestito dalla francese Total.

Mentre la comunità internazionale e i paesi vicini invocano una risposta più energica delle forze armate per combattere i jihadisti, le ong condannano «una militarizzazione cieca», tale da acuire il risentimento della popolazione che vive in miseria mentre assiste all’accaparramento delle ricchezze del paese.

Lo scorso settembre Amnesty International aveva chiesto al governo l’apertura di un’inchiesta indipendente dopo le «ripetute testimonianze di torture e violenze subite dalla popolazione da parte dei militari nella regione di Cabo Delgado». Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto «scioccato dalle recenti notizie di massacri e rapimenti di donne e bambini» e ha chiesto chiarimenti al governo di Maputo.

Come ricordato da Jean-Christophe Servant di Le Monde Diplomatique intervistato da Tv5 Monde, «gli attacchi jihadisti in Europa, fatti prevalentemente da lupi solitari, sono una piccola parte dello scontro in atto. In Africa Isis e al Qaeda si combattono per ottenere il predominio, economico e sociale, nell’area del Sahel e nell’Africa centro-orientale, che sono diventate le nuove frontiere del jihadismo».