La luce del sole illumina ancora l’Ippodromo di Milano mentre Doctor Doctor degli U.F.O. accompagna sul palco gli Iron Maiden per la seconda delle tre date italiane del Legacy Of The Beast World Tour, la prossima sarà a Trieste il 17 luglio. Dickinson, Murray, Smith, Gers, Harris e McBrain dopo essere atterrati sabato a Malpensa sono diventati oggetto di gossip perchè sono stati avvistati in un locale di Somma Lombardo (Va) a vedere la partita Inghilterra -Svezia e fatto qualche foto con il personale del bar e i clienti che increduli li hanno riconosciuti.

Tifo a parte il sestetto sfodera una forma invidiabile e per quasi due ore tiene diverse migliaia di persone incollate con lo sguardo e con le orecchie al palco . Bruce Dickinson, che il 7 agosto compirà 60 anni, guida i sei alfieri dell’heavy metal con una voce che canzone dopo canzone si scalda e cresce. Lo show ripercorre la lunga carriera iniziata nel 1975, ad ogni canzone il cambio di scenografia regala la miglior ambientazione possibile per godere delle schitarrate e del basso “terzinato” di un sempre ispirato Steve Harris. Dickinson si cambia d’abito praticamente ad ogni brano, e torna saltando sul palco. Se alla prima canzone è un aeroplano della seconda guerra mondiale a tenere l’attenzione del pubblico assieme alla musica, più avanti sarà Eddi The Head, l’immancabile mascotte rappresentata in quasi tutte le copertine degli album della band, a prendere la scena e combattere in un duello di spada con Dickinson.

Non mancano fiamme e fuochi d’artificio. Uno spettacolo pirotecnico, accompagnato da un gioco di luci importante, sia nella qualità che nella quantità. Uno spettacolo a cui i fan sono abituati ed è forse uno dei motivi per cui restano una della band del genere più apprezzate, anche perchè la grande protagonista resta la musica con i cinque musicisti a suonare instancabilmente e praticamente senza pause, e con poche imprecisioni che restano giustificate dalla grande energia. Per quasi due ore i sei corrono da una parte all’altra del palco, giocano tra di loro, interagiscono con le scenografie, gasano la folla e il pubblico risponde cantando a squarcia gola, anche se è sui grandi classici che l’atmosfera si fa rovente: 2 Minutes to Midnight è la terza in scaletta, The Trooper è la quinta, poi via via si incrociano brani storici con alcuni più moderni. La prima parte di show viene chiusa con la tripletta Fear of the Dark, The Number of the Beast e Iron Maiden. Il tempo di un cambio d’abito, e di rifiatare velocemente e gli Iron Maiden sono nuovamente sul palco: The Evil That Men Do, Hallowed Be Thy Name e Run to the Hills, leggermente più lenta della versione su disco, sono i tre bis che alle 22.45 chiudono l’esibizione.

L’ottima organizzazione della location e la brillante scelta di non replicare, come l’altrove, l’uso dei “token” con tanto di acquisto minimo di cinque “gettoni” però non sono sufficienti a non far notare che Milano meriterebbe spazi migliori per i concerti, dove ci si possa sdraiare su un prato verde mentre si ascolta musica con volumi godibili, magari non trattando la musica come “inquinamento acustico”, magari non solo fino alle 23.00 e magari con mezzi pubblici potenziati per evitare colonne di auto alla ricerca di parcheggi selvaggi o a chi arriva dalla provincia di non dover arrivare in città in auto. Invece che cercare di dare un senso all’inutile lascito di Expo2015, invece che spingere promoter sempre più verso la cintura esterna della città si dovrebbe avere il coraggio di vivere e far vivere la musica in altra maniera e in luoghi adeguati della città.