Alcune settimane fa, nella storica sede dello Sinn Féin di Falls Road a Belfast, abbiamo incontrato Declan Kearney, National Chairperson del partito, membro del Parlamento decentrato dell’Irlanda del Nord eletto nella circoscrizione di South Antrim e sottosegretario dell’attuale governo. Abbiamo discusso dei futuri scenari politici in Irlanda alla luce delle recenti elezioni e condiviso alcune riflessioni sul panorama politico europeo. Recentemente Kearney ha inviato in aggiunta delle brevi considerazioni sull’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19.

«Paradossalmente questa emergenza ci ha uniti; da un lato ha puntato i riflettori su senzatetto, povertà e altre ingiustizie economiche in Irlanda, dall’altro, sono sorte nuove forme di solidarietà spontanea in tutto il paese. Il nord deve urgentemente condurre ulteriori test comunitari per il virus; abbiamo bisogno di molti più dispositivi di protezione individuale e ventilatori. La nostra capacità di assistenza sanitaria deve essere potenziata in modo massiccio. Oggi siamo di fronte alle gravi conseguenze dei dieci anni di tagli finanziari effettuati dal governo britannico e del loro impatto devastante sul servizio sanitario. Ciò che facciamo ora in risposta al Covid-19 avrà un impatto diretto sulla vita una volta terminata questa emergenza. Niente sarà mai più lo stesso, ci sarà una resa dei conti economica e sociale. Il capitalismo moderno e il neoliberismo hanno chiaramente dimostrato quanto male soddisfino le esigenze di assistenza sanitaria e il benessere dei cittadini. Nell’ultima settimana ho riflettuto sui nostri compagni e amici cubani. Offrono solidarietà mentre è in atto una grave sfida internazionale e non cercano nulla in cambio. Cuba agisce in questo modo perché mette al primo posto il benessere delle persone e il benessere della comunità internazionale. È una farsa che mentre i medici cubani viaggiano in Italia per cercare di salvare vite italiane, il governo degli Stati Uniti persiste con un blocco economico e sanzioni finanziarie contro il loro paese».

A che punto sono le negoziazioni per la formazione di un nuovo governo nel sud dell’Irlanda?
In seguito alle elezioni generali dell’8 febbraio scorso, lo Sinn Féin ha ottenuto il risultato migliore di sempre nel sud, abbiamo preso il 24,5% dei voti, la maggioranza del consenso popolare. Ci siamo assicurati 37 seggi nel Dáil Éireann, il parlamento irlandese. Gli altri due grandi partiti, Fianna Fáil e Fine Gael, che hanno dominato la politica nel sud per quasi 100 anni, sono arrivati al secondo e al terzo posto. Il panorama politico è cambiato quasi da un giorno all’altro. Lo Sinn Féin ha partecipato alle elezioni per garantire un governo del cambiamento e oltre mezzo milione di persone ha chiaramente approvato il nostro messaggio e ci ha affidato il mandato, ma a causa della distribuzione dei seggi sarà necessario un ampio negoziato per stabilire un governo di coalizione nel sud. Ci siamo impegnati con altri partiti politici, in particolare a sinistra, per esplorare la fattibilità di un governo del cambiamento. La natura del sistema politico è tale che avremo bisogno di assicurarci oltre 80 seggi per avere la maggioranza e garantire che vi sia un governo di sinistra, ma la realtà è che non ci sono abbastanza politici di sinistra e progressisti per raggiungerla. I due grandi partiti conservatori si sono rifiutati di coinvolgere lo Sinn Féin, hanno detto che non formeranno un governo con noi ma paradossalmente sostengono di non voler formare un governo l’uno con l’altro. Ci troviamo in una fase di stallo. La nostra presidente McDonald ha ottenuto il maggior numero di voti all’elezione per il Taoiseach, che in lingua irlandese significa Primo Ministro, ma siamo giunti ad un vicolo cieco e nessuno è stato eletto. La discussione fra i partiti prosegue, lo Sinn Féin ha rinunciato all’autonomia per verificare se un governo per il cambiamento, progressista e di sinistra, sia possibile ma i negoziati non si sono conclusi.

Fianna Fáil e Fine Gael potrebbero formare un governo senza lo Sinn Féin?
È possibile che i due grandi partiti conservatori, se concludessero un accordo, possano formare un governo, forse con il sostegno dei Verdi che sono rientrati con 12 deputati (Teachtaí Dála), e o con l’assistenza di alcuni candidati indipendenti più centristi.

Quali sono le vostre priorità politiche?
Le 26 contee dello stato dell’Irlanda del sud attualmente stanno soffrendo per una grave crisi degli alloggi e dei senzatetto. C’è anche una crisi sanitaria molto acuta e persiste un profondo senso di malcontento all’interno della società, poiché la ripresa dal crollo finanziario del 2008 non si è di fatto tradotta in una ridistribuzione della ricchezza per i cittadini. Come Sinn Féin vogliamo vedere un’equa riforma economica e finanziaria per le famiglie ed i lavoratori. In realtà solo l’1% ha beneficiato della cosiddetta ripresa economica.
Coloro che lavorano nel settore pubblico, coloro che lavorano nelle comunità rurali, coloro che vivono sulla soglia della povertà, non hanno visto alcun cambiamento economico nel loro stile di vita. Le persone sono molto oppresse dal punto di vista economico e allo stesso tempo non ottengono l’accesso a servizi pubblici sostenibili ed efficaci e ciò è una conseguenza della catastrofica gestione dell’economia da parte dei due grandi partiti conservatori.

Avete le stesse priorità al nord e al sud?
Assolutamente sì. Il nostro partito vuole vedere servizi pubblici sostenibili, vuole che la giustizia sociale sia al centro delle politiche pubbliche, della loro progettazione e applicazione. Come partito repubblicano irlandese siamo inoltre impegnati nell’ottenere la riunificazione di tutta l’Irlanda.

Avete ottenuto un risultato storico al sud ma avete perso dei voti al nord nelle ultime elezioni, come mai?
Nell’elezione generale britannica che ha avuto luogo a dicembre, siamo rientrati con 7 membri in parlamento. Lo Sinn Féin, come partito politico, non riconosce la giurisdizione del parlamento britannico nell’Irlanda del Nord, siamo degli astensionisti attivi. Abbiamo perso un seggio nel nord-ovest, ma ci siamo assicurati una vittoria storica ottenendo un seggio a Belfast nord, in questa città. Con questo risultato la mappa elettorale e politica della città di Belfast è cambiata radicalmente: ci sono 2 parlamentari dello Sinn Féin, un deputato unionista e un quarto deputato della tradizione nazionalista socialdemocratica. Quindi sì, abbiamo perso un seggio ma ne abbiamo ottenuto un altro. C’è stata una leggera flessione dei nostri voti che è stata una caratteristica della maggior parte dei partiti, ma per la quarta elezione consecutiva dal 2017, la maggioranza politica ed elettorale, che è stata detenuta dai partiti unionisti, si è ridotta. Di conseguenza la realtà nel nord dell’Irlanda ora è che gli unionisti, cioè il Democratic Unionist Party, l’Ulster Unionist Party e i partiti unionisti molto piccoli non raggiungono più la maggioranza nello stato.

Crede che la transizione da Adams a McDonald sia stata decisiva per il successo al sud?
Penso che molti fattori abbiano contribuito al nostro successo nelle recenti elezioni. Chiaramente il malcontento all’interno della società e il desiderio popolare di vedere un governo del cambiamento, che avrebbe agito nell’interesse dei cittadini, sono stati i fattori più decisivi. Lo Sinn Féin ha mostrato una visione e Mary Lou McDonald è stata esemplare in questo; credo che siamo stati molto convincenti e persuasivi nel modo in cui abbiamo portato quel messaggio nelle comunità locali, nelle aree urbane e rurali. Questa elezione è stata uno spartiacque e ha portato a cambiamenti politici ed elettorali senza precedenti.

Qualcuno vi accusa di populismo.
Penso che stiano delirando, la realtà è stata che le persone, in gran numero, hanno usato l’urna per ribellarsi allo status quo inviando un messaggio molto serio all’establishment irlandese e a coloro che hanno protetto gli interessi dell’establishment per decenni: il loro modo di governare non è più sostenibile né accettabile. Il popolo si è ribellato all’influenza e al dominio dei cartelli finanziari ai banchieri, ai grandi speculatori immobiliari”.

Qual è la vostra posizione riguardo alla brexit?
La brexit è un disastro per l’isola d’Irlanda. È importante ricordare che la brexit non è stata frutto di un’analisi attenta in relazione al rapporto tra lo stato britannico e l’Unione Europea, la brexit è stata una delega per combattere una guerra civile ideologica all’interno del partito conservatore britannico. Le conseguenze della brexit per l’economia dell’Irlanda, per l’accordo del Venerdì Santo e le ripercussioni che essa suscita per il mantenimento dei diritti dei lavoratori sono molto gravi. Per questo abbiamo fatto costantemente campagne e interventi contro l’avvio della brexit. Secondo la nostra opinione ci sono molti cambiamenti da realizzare all’interno dell’Unione Europea ma riconosciamo che l’UE è una realtà economica e politica nelle nostre vite. Le persone qui nel nord dell’Irlanda hanno votato per rimanere all’interno dell’Unione Europea, come la nostra controparte in Scozia, ed è fondamentalmente antidemocratico uscire dall’UE contro la loro volontà.

Oggi lo Sinn Féin può essere definito un partito socialista?
Sì.

Una politica socialista è possibile all’interno dell’Unione Europea? Pensiamo ad esempio ai vincoli del fiscal compact.
Chiaramente il centro-destra domina gli affari dell’Unione Europea, ma esiste anche una forza importante rappresentativa della sinistra. La socialdemocrazia non è più una forza significativa, o almeno non come lo era una volta. C’è un nuovo sviluppo progressista all’interno della sinistra, ma è una minoranza. La sfida per la sinistra, nell’Unione Europea e in Irlanda, è quella di diffondere la sua analisi per accrescere il sostegno popolare e tradurlo poi in voti e forza politica, affinché l’UE diventi molto più responsabile e democratica.

Dopo brexit il conflitto nell’Irlanda del Nord si è riacceso? C’è stato recentemente l’ordigno contro la casa di Martin Finucane, fratello di Patrick, avvocato assassinato nel 1989 da due paramilitari lealisti dell’Uda.
Il processo di pace nel nord dell’Irlanda è ora molto solido ma non si può mai dare per scontato. La realtà è che ci sono sempre stati alcuni elementi che si sono opposti allo sviluppo del processo di pace, all’accordo del Venerdì Santo, all’architettura politica emersa dall’accordo sotto forma di governo regionale di coalizione e a tutte le istituzioni politiche in Irlanda. Questi elementi sono decisamente una minoranza. Tuttavia hanno accesso a una piccola quantità di armi e munizioni e periodicamente assistiamo ad atti di violenza nel nord contro la «traiettoria» del cambiamento.
La gente si è espressa, vuole che il cambiamento pacifico e democratico continui perché l’accordo del Venerdì Santo non è mai stato completamente attuato. C’è ancora molto lavoro da fare e lo Sinn Féin è l’avanguardia per il cambiamento politico nel nord e per il raggiungimento dell’unità irlandese.

Avete denunciato un possibile attacco terroristico, da parte di dissidenti repubblicani, ai danni di un membro del vostro partito, è un pericolo reale?
I membri dello Sinn Féin hanno convissuto con minacce fisiche contro la loro integrità e la loro sicurezza per tutta la durata del conflitto. Membri dello Sinn Féin e attivisti repubblicani sono stati regolarmente bersaglio delle forze dello stato, di omicidi di stato o delle squadre della morte. Ora quelle catene non esistono più, ma sì alcune di quelle piccole organizzazioni armate, che rappresentano una minaccia per il processo di pace e che si oppongono alla strategia politica dello Sinn Féin, negli ultimi tempi hanno ribadito delle minacce contro l’integrità e la sicurezza dei nostri membri. Riteniamo che sia un rischio reale e di conseguenza dobbiamo aumentare la sicurezza e la vigilanza per scoraggiare ogni possibile minaccia.

Cosa pensa della New Ira e di Saoradh?
Accettiamo che ci siano molte differenze di opinione che differiscono con l’analisi e la strategia dello Sinn Féin, ma la realtà è che all’interno dell’elettorato repubblicano e nazionalista lo Sinn Féin rappresenta la maggioranza. In realtà siamo la più grande forza politica per il cambiamento in tutta l’isola.
Esortiamo e incoraggiamo ad organizzarsi politicamente coloro che esprimono una visione alternativa, lo stesso facciamo con quelle piccole minoranze che ricorrerebbero a metodi violenti per destabilizzare il processo di pace.
Essi non hanno un supporto popolare, non rappresentano un’efficace opposizione politica, non hanno nulla da offrire ed è significativo che la maggior parte della loro limitata energia sia spesa e focalizzata sul conflitto all’interno dell’elettorato e all’interno di quella parte di comunità da cui sostengono di provenire, piuttosto che in relazione al raggiungimento di altri obiettivi politici. La loro agenda è completamente distruttiva, autodistruttiva e non porta alcun vantaggio al popolo irlandese.

Ci sono ancora prigionieri politici nell’Irlanda del Nord?
Ci sono alcune dozzine di prigionieri, allineati con alcuni di quei piccoli gruppi armati, che sono attualmente imprigionati nel nord e nel sud.

La riunificazione dell’Irlanda è ancora una priorità per il popolo irlandese?
Sì, e penso che la brexit sia stata estremamente determinante nel portare al centro una nuova discussione popolare sulla prospettiva di un cambiamento costituzionale in tutta l’isola d’Irlanda. C’è un nuovo slancio. La brexit ha spazzato via tutti i vecchi presupposti costituzionali, politici ed economici riguardo lo status quo nel nord e nel sud dell’Irlanda.

Negli ultimi anni in Europa si sono sviluppati movimenti e partiti, definiti populisti, che hanno il sostegno di buona parte della working class. Crede che questa sia una reazione spontanea dei lavoratori all’assenza di partiti di sinistra credibili, oppure si tratta di una strategia delle destre?
Quando i cittadini si trovano di fronte a un inamovibile status quo, allora cercheranno delle alternative, guarderanno verso percorsi politici alternativi e forze politiche che parlano di cambiamento.
Ma la natura del cambiamento che essi offrono forse non è il tipo di cambiamento radicale richiesto alla nostra società per garantire che vi sia una corretta ridistribuzione della ricchezza. Quando quelle alternative non vengono presentate ai lavoratori, allora essi possono essere attratti da altre agende politiche e quindi spetta alla sinistra progressista europea costruire una narrazione politica e riflettere in modo molto strategico su come organizzare, sviluppare e costruire alleanze nella società che colgano tutti gli impulsi per il cambiamento.