Non sempre viene ricordato che le elezioni nel Regno Unito non riguardano soltanto l’Inghilterra. Gli scenari politici dei quattro maggiori stati dello United Kingom giocheranno un ruolo nella ricomposizione del quadro generale. Quadro politico scosso dall’attentato di sabato, ma anche, seppur in maniera minore, da eventi in grado di rimettere la questione irlandese sotto i riflettori.

Venerdì scorso, in una zona nord di Dublino, la polizia ha sequestrato cinque chili di esplosivo plastico, probabilmente destinati al Nord dell’isola. I residenti sono stati fatti evacuare, e la normalità è ripresa soltanto in serata.

Il 29 maggio, a Bangor, un trentacinquenne con legami con il lealismo unionista, James Colin Horner, è stato freddato con tre colpi di pistola dopo aver messo in macchina il figlio di tre anni nel parcheggio di un supermercato. La vittima era in rapporti di amicizia con un altro lealista, Geordie Gilmore, assassinato a marzo. Se per il ritrovamento di esplosivo a Dublino si sospetta la rinascita di una strategia paramilitare da parte dei dissidenti repubblicani, i due omicidi sono invece da ricollegare a faide interne al mondo lealista.

SE L’OMBRA del terrorismo islamista si proietta sulle elezioni di giovedì, quella lunga del conflitto nordirlandese non appare meno importante, seppure riceva poca attenzione mediatica.

D’altro canto, gran parte delle polemiche riguardo alla figura del leader del Labour, Jeremy Corbyn, si sono concentrate sulla sua presunta vicinanza alla causa dei repubblicani di Sinn Féin. Una vicinanza tutta da dimostrare. Corbyn ha sempre dichiarato che l’obiettivo dei suoi contatti con Sinn Féin era la messa a punto del Processo di Pace, ma è anche vero che un suo stretto collaboratore, John McDonnell, non ha mai nascosto la sua ammirazione per la strategia di Bobby Sands e compagni, mirate a costringere la Gran Bretagna a «scendere a trattative».

Non c’è da stupirsi, poi, come nell’epoca delle fake news circolino in rete video artefatti in cui, tramite abili montaggi, viene proposta l’immagine di un Corbyn molto più vicino all’Ira di quanto non sia.

LA PSICOSI ANTI-LABOUR in chiave Irish ha anche una sua lettura politica. Gli ultimi sondaggi parlano di un riavvicinamento del partito di Corbyn ai conservatori, e in uno scenario improbabile di quasi parità, i pochi parlamentari repubblicani potrebbero fare la differenza. Si tratta tuttavia di un’ipotesi molto astratta, poiché per quanto riguarda Sinn Féin, la politica dell’astensionismo, ovvero del rifiuto a occupare i seggi a Westminster, non è stata mai messa in discussione. La paura, tuttavia, è alimentata dai loro recenti successi elettorali. Nelle ultime elezioni locali hanno ridotto sostanzialmente il distacco con il principale partito unionista, il Dup.

Assai più probabile lo scenario opposto, ovvero che siano i deputati lealisti, come in passato, a fare da stampella a un governo conservatore in bilico, guidandone di conseguenza le politiche con riferimento all’Irlanda del Nord. Un simile equilibrio non ha mai contribuito né alla pacificazione, né al raggiungimento di compromessi adeguati tra le due comunità maggiori.

CONSCI DELLA SCELTA del 56% della popolazione di opporsi alla Brexit, i politici locali stanno interpretando le elezioni come una conferma o meno della scelta di lasciare la Ue. Il Dup spera di rafforzare l’asse con i conservatori e sventare la possibilità di un dibattito sulla riunificazione, in chiave europea, delle due Irlande. Sinn Féin si augura di crescere per proporre un referendum sull’Irlanda unita.
Parliamo di scenari distanti e forse utopici, ma va registrata negli ultimi giorni la presa di posizione a favore del referendum, dello Sdlp, il partito socialdemocratico, che ha, questo sì, forti legami con Corbyn, e rappresenta il motivo per cui il Labour non si presenta alle elezioni del Nord.

LE ELEZIONI GENERALI, d’altro canto, vengono declinate, a Belfast, in senso tutto locale e irlandese. Tema principe il confine tra le due Irlande, che, se ripristinato, potrebbe danneggiare economicamente entrambe le comunità maggiori. In questa luce, e visti i dubbi anche da parte unionista sugli effetti della Brexit, va fatta notare la candidatura, in zone a maggioranza protestante, di personaggi di una nuova generazione del repubblicanesimo. Come John Finucane a Nord Belfast, figlio del famoso avvocato per i diritti civili ucciso dai paramilitari lealisti nel febbraio del 1989. Finucane ha tra l’altro appena denunciato alle autorità di polizia svariate minacce di morte, per la sua scelta di candidarsi.