Tensione alle stelle nello Stretto di Hormuz. Stanno tutti bene i 24 membri dell’equipaggio del cargo della compagnia danese Maersk, battente bandiera delle isole Marshall, fermati da una petroliera della marina militare iraniana al largo di Bandar Abbas. Il Pentagono ha assicurato che il cargo commerciale si trovava in acque iraniane aperte al traffico internazionale e ha definito «inappropriata» la manovra della petroliera che avrebbe sparato dei colpi per costringere il comandante del cargo a raggiungere la costa. Secondo l’Organizzazione del Trasporto marittimo iraniano, il sequestro è scattato dopo una denuncia.

La società iraniana Pars Talayieh aveva chiesto un risarcimento danni alla Maersk, che nell’ottobre del 2012 aveva annunciato l’interruzione delle attività da e verso l’Iran dopo l’introduzione delle sanzioni. Le acque del Golfo persico sono attraversate da venti di guerra come riflesso del conflitto per procura in Yemen: solcate dalla portaerei Usa Roosevelt, da altre sette navi da guerra statunitensi e da due iraniane. Barack Obama ha avvertito le autorità iraniane di non dare sostegno alle milizie Houthi. Tehran aveva cercato di gettare acqua sul fuoco inviando aiuti umanitari e preparando un piano per il cessate il fuoco. Rispetto alla Siria e all’Iraq, le milizie sciite in Yemen non hanno un legame organico con le autorità iraniane. In più, il generale Mohammad Ali Jafari, comandante delle guardie rivoluzionarie ha accusato i sauditi di alto tradimento per il loro massiccio intervento in Yemen. Tehran ha tutto l’interesse che il conflitto a Sana’a non degeneri per evitare che un’escalation comprometta i colloqui sul nucleare che sono ripresi a Vienna la scorsa settimana e sono andati avanti ieri a Washington. Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif ha avuto vari incontri bilaterali con il Segretario di Stato, John Kerry. I negoziatori hanno anche annunciato l’avvio della stesura dell’intesa finale che deve essere firmata entro giugno.

Zarif ha chiesto l’immediata rimozione di eventuali restrizioni all’uso pacifico dell’energia nucleare intervenendo di fronte ai rappresentanti dei 190 paesi firmatari del Trattato di non proliferazione.

In attesa che l’intesa sul nucleare si concretizzi, il Segretario del Consiglio per la Sicurezza nazionale, Ali Shamkhani ha parlato dell’estensione degli accordi bilaterali tra Tehran e Mosca. In particolare, la fornitura di S-300 russi all’Iran, confermata nei giorni scorsi, era stata fermata dall’ex presidente Dmitry Medvedev, ed è fortemente osteggiata da Francia e Israele. Il ministro della Difesa iraniano, Hossein Dehghan ha riferito anche dell’avvio di un piano di difesa multinazionale con Cina, Russia e India per bilanciare «l’espansione dell’influenza della Nato in Oriente» e di accordi commerciali per 5 miliardi di dollari con il Pakistan.
Sull’onda del successo mediatico di un’intesa sul nucleare che appare ancora incerta, il presidente tecnocrate Hassan Rohani ha ottenuto alcune aperture importanti in politica interna. La guida suprema, Ali Khamenei ha cancellato condanne a carico di alcuni importanti prigionieri politici iraniani: la giornalista kurda del quotidiano Tir-e Sardasht, Kavan Mohammadpour, l’attivista politica kurda di Sanandaj, Mokhtar Zarei. Potranno fare ritorno a casa anche gli attivisti Saeed Abedini, Khalid Hardani e Mostafa Eskandari. Non solo, Rohani ha annunciato la nomina di Marzieh Afkham, come prima ambasciatrice donna della Repubblica islamica.

Afkham sarà a guida di una missione diplomatica nel Sud-est asiatico.

Tuttavia, il corrispondente del Washington Post a Tehran, Jason Rezaian, resterà in carcere con le accuse di spionaggio. Ma i familiari hanno potuto fargli visita dopo mesi di isolamento. Nuove restrizioni sono state imposte invece al musicista iraniano Mohammad-Reza Shajarian. In seguito a pressioni di religiosi ultra-conservatori, decine dei suoi concerti, programmati nei prossimi mesi, sono stati cancellati senza fornire precise motivazioni. Infine, è stato chiuso il mensile a difesa dei diritti delle donne Zana e-Emruz (Donne oggi) che aveva pubblicato dei reportage che hanno suscitato polemiche su coppie conviventi non sposate.