Rohani l’ha spuntata. Il presidente moderato ha autorizzato il rilascio di licenze per la diffusione di connessioni internet ad alta velocità (3G e 4G) ai due principali operatori telefonici della Repubblica islamica. Resta però in vigore il blocco per l’accesso a Facebook, YouTube e Twitter, sebbene molti giovani riescano ad aggirare i divieti usando dei filtri scaricabili su internet.

Già nell’inverno scorso, il ministro della Cultura, Ali Jannati aveva annunciato una revisione dei limiti imposti all’uso di internet. Ma l’iniziativa era stata fin qui fermata dal clero conservatore. Sono almeno quattro milioni gli iraniani che, nonostante i limiti imposti dalla legge, accedono ugualmente ai siti proibiti.
Nelle ultime settimane il governo ha concesso tre licenze per cellulari di nuova generazione a tre compagnie iraniane. E così nei giorni scorsi, l’ayatollah Makarem Shirazi, collaboratore di Ali Khamenei, aveva tuonato contro internet sui cellulari definito «disumano e immorale». Ma non tutto il clero sciita concorda con lui. L’assemblea dei docenti e dei ricercatori della scuola teologica di Qom, città santa sciita, ha assicurato di «non opporsi alla tecnologia».

Uno dei portavoce dell’assemblea, Hamid Shahriari ha aggiunto che il clero «è impegnato a usare la tecnologia per responsabilizzare la popolazione e non per farla restare indietro».

Il presidente Hassan Rohani, nel suo ultimo discorso televisivo, aveva chiesto agli ayatollah iraniani di essere più tolleranti in merito all’uso di internet e delle nuove tecnologie. In particolare, il presidente Rohani aveva ammesso che è vitale che i giovani abbiano accesso a internet. Il presidente moderato aveva promesso aperture nell’uso della rete e nelle libertà di espressione in caso di elezione nel 2013. Eppure solo ora sono arrivate le prime concessioni mentre, dopo un anno al potere di Rohani, il numero di giornalisti in prigione in Iran è raddoppiato.
Da parte sua, il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif ha concluso ieri una serie di incontri diplomatici nelle capitali europee. Il pressing è arrivato in seguito all’annuncio di nuove sanzioni contro il programma nucleare iraniano, approvate dagli Stati uniti.

E così, a margine di un incontro di Zarif con il ministro degli Esteri italiano, nominato nei giorni scorsi Alto rappresentante per la politica Estera dell’Unione europea, ruolo centrale nei negoziati tra Iran, paesi del Consiglio di sicurezza e Germania (P5+1), Federica Mogherini ha auspicato di «arrivare entro novembre a un accordo sul nucleare». L’Italia non ha fin qui partecipato ufficialmente ai negoziati, anche a causa della cieca intransigenza verso le autorità iraniane dei governi di centro-destra.