Vale per Ippolito Pizzetti quanto vale per gli astronomi amatori, la scoperta di nuove stelle è comparabile a quella di nuovi fiori. I professionisti, sia tra i botanici che tra gli astronomi, non hanno tempo per dedicarsi liberamente al godimento del cielo quanto i botanici o gli agronomi non ne hanno per guardare al giardino.

NON SI E’ MAI LAUREATO in scienze agrarie e una laurea in architettura l’ha ricevuta, honoris causa, per i molti giardini realizzati. Pizzetti, figlio di Ildebrando, il grande musicista, si era laureato con Natalino Sapegno alla Sapienza di Roma con una tesi su Cesare Pavese. Prima di dedicarsi alla scrittura e alla pratica del giardino ha scritto e tradotto di infinite altre cose: spicca una traduzione da Peter Weiss sulla Interminabile guerra di liberazione in Vietnam. Era il ’68, quel Sessantotto.

PROPRIO IN QUELL’ANNO, gli fu chiesto di curare non so quale volume inglese su fiori e botanico, declinò «E’ noiosissimo»: e Pietro Citati, che per quella casa editrice glielo chiedeva, suggerì «scrivine uno tu». Detto fatto. Insieme ad Henry Cocker, Ippolito Pizzetti diede alle stampe Il libro dei fiori, un’opera tuttora indispensabile per chiunque voglia seriamente apprendere e conoscere per coltivare un giardino degno del nome. E’ quella, discendente da quell’anno luminoso, la Garzantina, la nostra Enciclopedia delle piante e dei fiori che non ci deve mancare. Avesse solamente dedicato la propria opera a realizzare quella, Ippolito Pizzetti avrebbe già dato tanto.

INVECE NO. HA SCRITTO, tradotto, curato la pubblicazione di tutto quanto si trovasse in circolazione che potesse contribuire alla maggior conoscenza della cultura del giardino. Ha così fatto conoscere Vita Sackville-West, ha soprattutto, voluto esprimere quanto sia distante, astratto, burocratico e sterile, il modo di concepire il verde pubblico nel nostro Paese. Anche per via di una ignoranza di massa che considera l’arte del giardino o cosa da snob o cosa da addetti del mestiere, vivaisti e giardinieri.

E INVECE, PER IPPOLITO PIZZETTI fare il giardino è un’altra cosa. Ha curato una rubrica sulle pagine de L’Espresso, e si possono trovare sulle bancarelle alcune raccolte tratte da quella rubrica che è uscita per lunghi anni a partire dal 1974. Basta trovarne qualcuna e soffermarsi sulle introduzioni. Se nella rubrica Ippolito Pizzetti si contentava di descrivere una pianta, le sue caratteristiche, il suo uso possibile, mai omettendo le proprie passioni o idiosincrasie, in queste introduzioni egli si esprimeva con libertà e pienezza di visione. E così, ma fatelo anche voi, oltre a procurarvi, se non l’avete già, la famosa Garzantina dei fiori, sempre ristampata e disponibile, cercate questi smilzi volumetti, hanno nomi come Piante e fiori da giardino oppure Il giardino in vaso e sul balcone e leggete le prefazioni. E’ là, più che nella trattazione delle singole piante, che Ippolito Pizzetti sa essere grande. Quando narra, citando non so quale pubblicazione inglese, di un vecchio in Cornovaglia, fanatico di piante esotiche, che a 70 anni comincia a piantare querce partendo dalle ghiande.

QUESTO, AFFERMA PIZZETTI, non è follia. Questo, dice, e non importa riscrivere le sue esatte parole, è il senso religioso del credere veramente nella vita attraverso il voler perpetuare il vivente. Pizzetti in altri luoghi, in un’altra introduzione, dice che la religione incarnata attuale non ha più il senso della pienezza cosmologica del divenire del mondo. Cita Esiodo e la sua Le opere e i giorni, risale all’indietro, parla di Dei e non di Dio.

LADDOVE CERCA DI SPIEGARE al suo paziente lettore come mai e perché ad un certo punto della sua vita abbia deciso di dedicarsi al giardino, ai fiori, alle piante; oltre a progettare quelli altrui, ha amato e coltivato immensamente il suo, a Campagnano Romano, ha chiamato sua figlia Uliva. Cerca di spiegarlo con pagine indimenticabili e forse tocca a noi – innamorati dei fiori – ripetere infinitamente quei gesti umili e sapienti intorno alle nostre piante, sentendo levigatezze, percependo profumi e arrivando così a comprendere cosa veramente volesse dire questo nostro indimenticato amico. Compagno nei fiori, compagno nel giardino.