La Mandragola editrice, cooperativa dei giornalisti socia al 47% dell’editore NetLit – «la stessa quota di Open Group che si dichiara tuttavia «socio di minoranza» si legge in una nota – ha proposto una soluzione per risolvere il caso di Radio Città del Capo a Bologna. Sostiene di volere «rilanciare il progetto» editoriale e propone ai redattori della storica emittente bolognese l’ipotesi del «workers byout», ovvero il riacquisto della società realizzata dai dipendenti, detta anche «impresa rigenerata».

«Di questo non ne abbiamo ancora discusso – risponde Giovanni Stinco, fiduciario di redazione – Il problema è la mancanza ad ora di serietà nelle proposte. Se cambieranno le cose e ci saranno le condizioni ne discuteremo. Non possiamo però non rivelare che questa proposta è arrivata prima alla stampa e poi a noi».

A meno di tre settimane dalle elezioni regionali in Emilia Romagna l’attenzione politica e sindacale su Radio Città del Capo è massima. Il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ricandidato, ha incontrato la redazione e ha detto che farà «tutto il possibile per una soluzione positiva della vertenza» e ha ipotizzato l’uso del fondo regionale per l’editoria e l’informazione. Venerdì 17 gennaio è previsto un incontro del tavolo di salvaguardia occupazionale al quale parteciperanno il comune di Bologna, i lavoratori e il direttore Riccardo Tagliati, la regione e l’editore. Una petizione di solidarietà con i lavoratori su change.org ha raggiunto 1500 firme.

Dopo il comunicato sindacale della redazione che ha denunciato il tentativo «di eliminare dalla programmazione i programmi locali di cronaca, politica e cultura e di smantellare la redazione di Bologna» entro il 10 gennaio è seguita la smentita del presidente del Consiglio di amministrazione Renato Truce secondo il quale «nessuno vuole zittire la radio». Quanto alla data del 10 gennaio per Truce si tratta del termine ai redattori per indicare una preferenza sui temi di interesse dell’editore che vanno dalla scuola all’ecologia, fino a pace e giustizia. «Dopo l’appello pubblico della redazione diffuso nei giorni scorsi e i tanti messaggi di solidarietà, è arrivata una proroga. Fino al 31 gennaio si potrà parlare di politica in radio, poi stop anche a quello.

«Se ci sono le condizioni per un rilancio ne parleremo – aggiungono i redattori – Siamo aperti a qualsiasi ragionamento serio per salvare la radio».