Il copione si ripete pari pari alla vigilia di ogni festività. Le catene degli ipermercati – con alcune eccezioni – tengono aperto, i sindacati – o almeno alcuni – proclamano sciopero. Quest’anno però la Liberazione – «la festa laica più importante» – celebra i suoi 70 anni e tutto risulta più pesante e incoerente. Lo è soprattutto per chi – il mondo cooperativo in genere – si richiama ai valori della resistenza.

E così se la Coop Adriatica, il più importante ramo di Coop Italia, ha deciso di chiudere sia il 25 aprile che il primo maggio usando lo slogan «Valori in corso, chiusi per scelta» e ha prodotto un libro per bambini scritto da Maurizio Landini e Umberto Romagnoli per spiegare cosa sia la festa del lavoro, altre sue consorelle hanno deciso il contrario, andando a fare compagnia al nemico Caprotti di Esselunga.

Unicoop Tirreno ad esempio in Toscana apre a macchia di leopardo, una decisione che ha provocato, oltre agli scioperi proclamati come ormai di regola da Filcams Cgil e Usb, anche la reazione della Uil, che è arrivata alle vie legali. Il segretario toscano Marco Conficconi spiega: «Abbiamo dato mandato ai nostri legali per un’azione che nasce da una necessità di giustizia e di rispetto degli accordi sindacali. C’è un accordo integrativo che parla chiaro e precisa che il 25 aprile i punti vendita resteranno chiusi. E questo malcontento, unito allo stupore per una scelta così distante dagli ideali della Liberazione, ci porta a fare una proposta a tutte le altre organizzazioni sindacali: festeggieremo con una manifestazione davanti alla sede Unicoop di Vignale Riotorto, gridando con forza «Aprite il cervello, chiudete i negozi!» e chiedendo la partecipazione di tutti». La critica è rivolta soprattutto alla Coop di Livorno che, nata col nome di «La Proletaria», festeggia anch’essa quest’anno i suoi 70 anni, tenendo aperti i negozi.

«Ormai il marchio Coop – attacca Francesco Iacovone, dell’esecutivo nazionale USB Lavoro privato – è una galassia societaria, molto spesso all’insaputa dei clienti e dei soci stessi. C’è la Coop società cooperativa, la Coop a capitale privato (spa) e la Coop affiliata in franchising. Nell’immaginario si entra a fare la spesa alla Coop, ma le condizioni di chi ci lavora cambiano. E di molto».
Qualche segnale in controtendenza comunque c’è. A Cesena, ad esempio, il sindaco Paolo Lucchi ha lanciato un appello per tenere chiusi i negozi nel giorno della Liberazione e riconoscerne il valore per la comunità. Appello lanciato anche dal comune di Forlì che ha invitato gli esercizi commerciali a non aprire: «Liberiamo le feste e riempiamo i carrelli di valori, chiudiamo i negozi e riapriamo le famiglie».

Decisioni che sono i primi frutti di una lotta sindacale e culturale portata avanti da anni. «Una lotta per i diritti dei lavoratori, per la conciliazione di tempi di vita e di lavoro per un modello di consumo diverso e sostenibile. Ma anche una battaglia per i valori, per il rispetto della nostra cultura, la nostra storia e le battaglie dei nostri predecessori. Per la libertà e la dignità del lavoro», spiega Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale Filcams Cgil