Il presidente uscente Klaus Iohannis sostenuto dal Partito Nazionale Liberale (Pnl), manca il colpo del ko al primo turno delle presidenziali in Romania. Con oltre il 36% delle preferenze l’ex primo cittadino di Sibiu ha ottenuto 13 punti in più di Viorica Dancila candidata della formazione populista del Partito Social Democratico (Psd).

Dato per spacciato alla vigilia delle elezioni, il Psd è riuscito a tenere botta nel sud del paese anche grazie ai voti di una parte dei pensionati in Transilvania e negli altri distretti del più ricco ovest. In pochi avrebbero scommesso su un risultato del genere dopo il tracollo primaverile del Psd coinciso con la sospensione del Psd dal Partito dei Socialisti europei seguita a maggio scorso dalla condanna al carcere per abuso d’ufficio inflitta al vecchio leader del partito Liviu Dragnea. La caduta del governo della stessa Dancila avvenuta il mese scorso poteva essere il colpo di grazia e invece non è andata così. I sondaggi alla vigilia del voto avevano dato l’Usr al secondo posto e che invece ha ottenuto poco di più del 14% dei voti.

A sperare in un cordone sanitario anti-Psd con un ballottaggio tra Iohannis e Barna erano soprattutto i rappresentanti della «diaspora» ovvero i romeni residenti all’estero che, come da previsioni, hanno snobbato il candidato del partito simbolo di malgoverno e corruzione in Romania. Lontano dai confini del paese un’affluenza così non si vedeva da almeno 30 anni. Tra venerdì e domenica almeno 675.000 romeni hanno votato in una delle 838 sezioni allestite all’estero oppure per corrispondenza. Ma delle riflessioni vanno fatte in questo ambito: «Per la prima volta non ho assistito a nessuna campagna elettorale, né a destra né a sinistra», ha commentato Marian Mocanu, presidente della Lega dei Romeni in Italia dove vivono almeno 1.2 milioni di suoi concittadini.

L’indifferenza dimostrata dalla classe politica attuale verso la diaspora è forse dovuta al fatto che tanto lo staff di Iohannis quanto il Psd ne avevano dato per scontato il comportamento elettorale. È stata una settimana intensissima quella appena trascorsa a Bucarest iniziata con l’insediamento del nuovo premier Ludovic Orban del Pnl.

Il nuovo primo ministro si è già messo all’opera con un repulisti anti-Psd che ha portato alla rimozione di almeno 60 incarichi ministeriali assegnati dal partito di Dancila. Le speranze del Psd di sconfiggere il favorito al secondo turno sono ridotte al lumicino ma Dancila spera di sfruttare a proprio vantaggio nei prossimi giorni un dibattito al quale ha invitato Iohannis. Con qualche promessa ardita in materia di politiche sociali e passi falsi di troppo da parte del suo rivale tutto potrebbe succedere tra 2 settimane. D’altro canto il voto contro il Psd al ballottaggio da parte della diaspora anche tra gli elettori dell’Usr dovrebbe permettere a Iohannis di mettere il risultato al sicuro.