Fiona è il tipo di persona che è nata per adottare un cane a tre zampe e per salvare le balene arpionate. Però, quando sceglierà chi tirare fuori dai guai, non farà niente di tutto questo, ma si imbatterà in Holly Hogan. Una ragazzina 13enne che vive in un istituto per minori, che ricorda poco del suo passato, anche se quando l’hanno trovata era in stato confusionale, abbandonata su un divano di casa, con i capelli bruciati dal ferro da stiro e anche un piede ustionato. La rabbia di una madre instabile si era abbattuta su di lei.
Il problema per Holly è che la coppia che l’ha scelta, Fiona e Ray, non è proprio il suo genere, sono dei «babbacucchi. Perciò, diventa necessario per lei scappare al più presto, nadare via dal silenzio della sua stanza in Mercutia Road, procurarsi una falsa identità e cercare di raggiungere, in qualsiasi modo, l’Irlanda. È lì che forse si trova sua madre, il nido caldo, la «casa» dell’infanzia perduta. È lì che potrà ricominciare a vivere come fosse una persona normale. Come tanti altri ragazzi della sua età. Non sarà così, niente favole per lei, ma il viaggio clandestino per arrivare a destinazione, compiuto rocambolescamente con una parrucca bionda in testa che trasforma la protagonista in una sfacciata Crystal, avrà molto da insegnarle. Sarà un rito di iniziazione alla vita vera, propagatosi per forza d’urto. Una specie di «punto e a capo» della sua giovane esistenza. Crystal della strada (pubblicato da Uovonero, pp. 275, euro 14) è l’intenso e dolente romanzo di Siobhan Dowd, scrittrice inglese di origini irlandesi scomparsa nel 2007, che ha conquistato il premio (postumo) Andersen nel 2012 con Il mistero di London Eye.
La storia di Holly non è solo un libro: è anche una colonna sonora, poiché la casa editrice ha deciso di seguire le indicazioni musicali disseminate fra le pagine dall’autrice e ha creato un indirizzo dove poter ascoltare le canzoni citate (http://goo.gl/gBmCQW) .
«Essere delinquenti è un enorme divertimento», aveva detto una volta Holly a Miko, l’assistente sociale che è il suo unico riferimento affettivo in un deserto cosmico di sentimenti. Forse non lo pensava neanche, era solo costretta dalla solitudine che, a volte, fa diventare cattivi. Fra vagabondaggi notturni intrisi di fame, stanchezza e paura, autostop, incontri improbabili, pericolosi e rassicuranti, la ragazzina in fuga dovrà fare i conti con se stessa, l’angoscia dell’abbandono, le strategie di sopravvivenza di chi non ha niente e deve guadagnarsi tutto, ripartendo sempre da zero. Alla fine, sceglierà di tornare indietro. Non sarà proprio un lieto fine.