Io amo la ginestra diffusa nelle valli italiane e specialmente nel Mezzogiorno, nelle quali un mare di fiori gialli accoglie, da maggio a ottobre, i viaggiatori. Sembra che il Sole, dopo aver fatto crescere la pianta, abbia voluto, per sovrappiù aggiungere i carotinoidi per rendere ancora più belli e splendenti i suoi fiori, e un attraente profumo. La ginestra ha molte virtù ecologiche: è una leguminosa e come tale cresce fissando direttamente l’azoto atmosferico, senza bisogno di apporto di concimi azotati sintetici, inoltre, con le sue radici, ha un effetto stabilizzante sulle scarpate e sui fianchi delle valle e fornisce un contributo diretto e gratuito alla difesa del suolo contro l’erosione responsabile delle frane e alluvioni che distruggono ricchezza e vite umane.

La ginestra è una interessante fonte di fibre tessili naturali rinnovabili; i Fenici, i Cartaginesi, i Greci e i Romani avevano capito che in suoi steli potevano essere utilizzati per farne canestri e che potevano fornire una fibra tessile adatta per corde. Fibre di ginestra di produzione italiana sono state presentate nella Fiera Campionaria di Napoli del 1821, nelle Esposizioni di Firenze e di Napoli del 1850, 1857, 1864 e in quella di Parigi del 1878. L’interesse per le fibre di ginestra è aumentato nel periodo dell’autarchia fascista in quanto potevano sostituire, per la produzione di tele, corde e sacchi, le fibre di iuta che dovevano essere importate. Nel 1940 funzionavano una sessantina di ginestrifici, soprattutto in Toscana, con una produzione di 700.000 tonnellate all’anno.

Dopo la Liberazione l’avvento delle fibre sintetiche ha oscurato l’interesse per le fibre di ginestra.

Le fibre di ginestra si ottengono dai rami nuovi, detti verbene che devono essere sottoposte ad un processo di macerazione che decompone le sostanze pectiche che tengono incollate fra loro le fibre. Si ottengono circa 5 chili di fibre da 100 chili di verbene, la cui resa arriva a 10 tonnellate per ettaro; come sottoprodotto si ottiene un materiale adatto per la produzione della carta. Siamo quindi di fronte ad un sistema integrato che consente la difesa del suolo e la produzione di fibre tessili e carta. Non sono certo solo ad amare e ammirare la ginestra. Giacomo Leopardi (1798-1837) nel 1836 osservandola sulle falde del Vesuvio le ha dedicato una celebre poesia, ecologica anch’essa: «Tu, lenta ginestra/che di selve odorate/ queste campagne dispogliate adorni», riconoscendo la paziente resistenza della pianta nelle condizioni avverse di una arida natura, nel nome della forza della vita.. La ginestra deve essere stata amata anche da tutti gli abitanti delle valli italiane se il suo nome è così diffuso il nome in tanti paesi e villaggi. Un nome tristemente noto è quello di Portella della Ginestra in provincia di Palermo, l’altopiano in cui i banditi di Salvatore Giuliano tesero un agguato ai contadini che celebravano pacificamente e festosamente il primo maggio del 1947, uccidendone undici, fra cui due bambini. Gli altri sono nomi gioiosi come quelli di due paesi in provincia di Benevento e di Potenza, del torrente Ginestra nel bacino idrografico del Calore, eccetera.