«Non sprechiamo questa crisi» è la frase che tante volte abbiamo sentito ripetere in queste settimane. La sfida che ora si apre è di passare da una discussione intorno agli interventi necessari a gestire l’emergenza sociale e economica, a quelli capaci di rilanciare il Paese.

Il rischio è che anche stavolta si proceda senza una visione, distribuendo risorse a chi sarà più capace di strillare e accelerando qualche grande opera, rinviando tutto il resto a tempi migliori. Ossia l’errore che il nostro Paese ha compiuto dopo la crisi del 2008 e che oggi dobbiamo evitare per due importanti ragioni su cui sarebbe importante aprire un confronto.

La prima è che proprio quella scelta ha aggravato i problemi e rallentato la ripresa, come in nessun altro Paese europeo. Basti dire che negli ultimi dieci anni la riduzione degli investimenti è stata di quasi il 40% con conseguenze che vediamo ogni giorno nei territori.

Inoltre oggi siamo dentro un contesto europeo molto diverso, con margini per politiche pubbliche mai avuti prima e una nuova programmazione 2021-2027 che può aiutare a progettare il rilancio attraverso interventi green capaci di dare risposte immediate ma anche di segnare la strada per un’economia e una società più forti, resilienti, solidali.

Per dimostrare che questo percorso è davvero possibile Legambiente ha presentato un documento con 33 proposte per fare dell’uscita da questa crisi una opportunità per rilanciare il Paese.

L’obiettivo è di togliere ogni alibi a chi – come la Meloni – propone di mettere da parte il green deal ma anche ai tanti, di ogni schieramento, che insistono su una deregulation per ogni settore e progetto.

Attenzione, il nostro paese ha un drammatico bisogno di semplificazioni per gli investimenti di cui ha bisogno. Ma le scelte non sono tutte uguali e nel documento si mettono in fila le semplificazioni necessarie a portare in tutti i Comuni la banda larga e le ricariche delle auto elettriche, per avere scuole sicure e case dove si riducono le bollette energetiche, di sbloccare gli impianti da rinnovabili e l’economia circolare, le bonifiche dei siti inquinati e la rigenerazione urbana.

Interventi diffusi, che possono partire in pochi mesi e produrre risultati immediati e a supporto di coloro che più stanno soffrendo l’impatto della crisi. Non è un problema di risorse, larga parte di questi interventi proposti già è finanziata o può esserlo in breve attraverso le nuove politiche europee, ma di governo. Perché si dovranno sbloccare provvedimenti fermi da tempo nei Ministeri e che permetterebbero di avviare cantieri nei piccoli comuni e nelle città metropolitane, di aiutare il lavoro delle associazioni del terzo settore ma anche le famiglie a ridurre le bollette, considerando anche la crescita di situazioni di povertà energetica.

La cornice che tiene assieme gli interventi sta nel tenere assieme innovazione – di cui il nostro Paese ha straordinario bisogno – e riduzione delle disuguaglianze, come oggi solo gli investimenti green consentono. I vantaggi di prendere una direzione di questo tipo sono confermati da tutti gli studi internazionali e dai risultati già prodotti laddove si è già scelta questa prospettiva. Non possiamo più permetterci di rinviare le scelte, la situazione che stiamo tutti vivendo è straordinaria e ha bisogno di risposte nuove e all’altezza delle crisi sanitaria, economica e climatica che abbiamo di fronte.

Dobbiamo essere consapevoli che le soluzioni che verranno trovate in Europa, per la condivisione degli sforzi necessari a far fronte agli impatti sociali e sanitari del Covid, e in Italia per il rilancio economico, definiranno profondamente il tipo di società e di ambiente in cui ci troveremo a vivere nei prossimi anni.

L’autore è vice presidente nazionale di Legambiente