Per uscire dalla stagnazione economica Cuba punta sugli investimenti esteri. E stavolta – sostiene Juan Triana, uno degli economisti più influenti – il governo è intenzionato a portare avanti scelte che rappresentano una profonda riforma del socialismo cubano. Il ministro del Commercio estero, Juan Malmierca, lo ha ripetuto nei giorni scorsi inaugurando la 14° Fiera internazionale dell’Avana (Fihav 2014): gli investimenti esteri non sono più considerati «un complemento» dell’economia nazionale (e guardati con profondo scetticismo ideologico), ma sono ritenuti essenziali per ottenere l’aumento del 5% del pil auspicato il prossimo anno. La Fihav rappresenta il luogo dove si concretizza questa specie di rivoluzione copernicana economica.

L’Italia ha capito la profondità e le potenzialità di questa riforma e ha deciso di puntarci. È quanto ha affermato il sottosegretario allo sviluppo Carlo Calenda, martedì, inaugurando il padiglione Italia (60 espositori, mai così grande). Roma, ha assicurato, «si impegna ad accelerare» il dialogo per un accordo di cooperazione, commercio e dialogo politico tra Cuba e l’Ue, organismo di cui l’Italia è presidente di turno. Le trattative sono in corso da un paio di mesi, come parte di un processo di normalizzazione tra Ue e l’isola caraibica, cominciato nel giugno 1968. «Raggiungere questo accordo è un elemento fondamentale per entrambe le parti, nel piano politico come economico», ha messo in chiaro Calenda.

L’Ue è uno dei soci commerciali più importanti dell’Avana, controlla quasi la metà degli investimenti stranieri diretti a Cuba. E sembra intenzionata ad approfittare delle indecisioni – e debolezze di fronte alla lobby anticastrista – del presidente americano Obama per conquistare una posizione privilegiata con Cuba, considerata anche importante porta di accesso all’America latina.

Due giorni fa il ministro Malmierca ha presentato una «lista» di 240 progetti – dall’agroindustria alle energie alternative, dalla costruzione alle biotecnologie ecc – aperti agli investimenti esteri per un valore di 8,7 miliardi di dollari. Alcuni importanti paesi europei – Inghilterra, Francia, Spagna – hanno espresso un «profondo» interesse per questa apertura economica del governo cubano. Per Calenda, l’Italia «ritiene strategico» il suo rapporto con Cuba, forte del fatto che il nostro paese è stabilmente tra i primi dieci soci commerciali dell’isola. «L’Italia occupa il secondo posto tra le nazioni europee con maggiore quantità di succursali presenti a Cuba», ha informato la viceministro degli Esteri Ileana Núñez all’inaugurazione del padiglione Italia, annunciando per la seconda metà del 2015 una «missione impresa» da attuarsi a Cuba con la partecipazione di grandi istituti bancari e imprese di vari settori, oltre all’apertura all’Avana di un ufficio dell’Ice (Istituto commercio estero) proprio per favorire l’ingresso di imprese italiane nel mercato cubano, tenendo conto delle nuove opportunità di investimenti.

Per Calenda, l’Italia è interessata soprattutto in settori come l’agroindustria, i materiali di costruzione, le automobili. Posizione questa apprezzata da Núñez che ha ribadito l’intenzione di due governi di attualizzare tutti i meccanismi giuridici e creditizi per ottenere una migliore integrazione reciproca delle imprese nei rispettivi mercati.