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Invenzioni di cinema tra le solitudini di schermi accesi e misteriose apocalissi

Invenzioni di cinema tra le solitudini di schermi accesi e misteriose apocalissiUna scena da «Aloners» di Hong Sung-eun

Streaming La Corea di Hong Sung-eun in «Aloners», Luanda vista da Ery Claver in «Air Conditioner», due esordi eccentrici in esclusiva su Mubi

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 23 agosto 2022

Sono tutti soli, isolati, anche se «comunicano», i personaggi di Aloners di Hong Sung-eun (o Seong-eun), regista coreana nata nel 1989 alla sua opera prima interpretata da Gong Seung-yeon, anche lei esordiente e premiata nel 2021 come migliore attrice al festival coreano di Jeonju.

MODERNO film esistenzialista, Aloners ha per protagonista Jina, giovane donna che lavora in un call center, mangia sempre da sola guardando immagini sul cellulare (lo fa anche camminando e mentre è sul bus), rientra a casa in un appartamento modesto e disordinato, tiene il televisore sempre acceso, anche di notte. La sua titolare un giorno le confessa che forse loro hanno dato troppo spazio al lavoro.
E sono soli il padre di Jina, vedovo, che la figlia osserva e controlla tramite una videocamera che aveva fatto installare nella sua casa un paio d’anni prima per poter seguire lo stato di salute della madre; i vicini d’appartamento della donna, prima un uomo che viene trovato cadavere dopo una settimana, poi il nuovo inquilino con le grucce; la nuova impiegata, alla quale Jina deve controvoglia insegnare il lavoro, nonostante la sua apparente espansività.
C’è un uso intelligente dei dispositivi digitali in Aloners, ricorrendo ai quali Hong elabora una stratificata trama visiva di schermi dentro schermi che instaurano profondità di visione, sovrimpressioni semantiche, «abissi» dove si gettano, e vengono gettati, i personaggi nell’ampliamento delle loro solitudini. Aloners è un film inscritto in una luce tersa, che lavora per sottrazione, dà gli indizi necessari e disegna avvenimenti e corpi con nitidezza bressoniana, con una messa in scena astratta e densa che sfiora il cinema con «fantasmi» (Personal Shopper di Olivier Assayas è luminoso riferimento), indaga il fuori campo e la fragile soglia tra vita e morte.
Aloners è una delle proposte esclusive della piattaforma Mubi. Che ha in catalogo anche un film decisamente eccentrico come Air Conditioner, testimonianza della ritrovata vivacità di una cinematografia, quella angolana (se n’è avuta conferma al recente festival di Locarno con l’opera prima di Ery Claver Nossa senhora da loja do chinês), e di un modo di lavorare artistico e produttivo collettivo, facendo film insieme e scambiandosi i ruoli. Entrambi i film sono prodotti dalla casa di produzione Geração 80 e esprimono un’idea di cinema libera da costrizioni diegetiche, affidata a sguardi che si aprono alla percezione trasformando il realismo di base in qualcosa di visionario che infrange le convenzioni.

NEL CASO di Air Conditioner (esordì nel 2020 a Rotterdam), debutto nel lungometraggio di finzione, dopo il documentario del 2015 Independência, di Fradique (nome d’arte di Mario Bastos), a Luanda stanno accadendo fatti inspiegabili, la radio non parla d’altro, ovvero dei condizionatori d’aria che cadono al suolo dagli edifici. Nel retro di un negozio di elettrodomestici il proprietario tiene una sorta di serra con piante, un’auto scassata, radio e cassette audio, registratori per custodire memorie visive. Perché il film di Fradique (che, a proposito di collaborazioni, ha scritto la sceneggiatura insieme a Ery Claver), nell’indagare la società odierna della capitale Luanda (anche set del film di Claver) in uno dei suoi quartieri del centro, è un lavoro sulla conservazione della memoria, il sogno, l’utopia di un poter vivere non sottomesso. E dove la musica, essenziale, è, per ammissione dello stesso regista, un altro personaggio che contribuisce alla creazione di una rappresentazione surreale e post-apocalittica, di un necessario disorientamento.

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