Mentre resta da capire se alla fine la ministra dell’agricoltura verrà indagata o meno, nel giorno in cui la gola profonda ex manager dell’Asl di Benevento, Felice Pisapia, consegna al Tribunale per il riesame di Napoli altre 27 ore di registrazioni carpite illegalmente nella casa di Nunzia De Girolamo, Matteo Renzi affonda il tiro e attacca la moglie del suo compagno di partito, e sostenitore, il deputato Francesco Boccia. Basta una frase durante la diretta twitter. «La Idem si è dimessa mostrando uno stile diverso», sottolinea, forse segnando il destino dell’ex alfiera di Berlusconi, coniugata Pd e volata nell’Ndc di Alfano. Un altro di cui si chiede la testa in queste ore concitate per il caso della deportazione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov.

Sullo scacchiere si gioca un rimpasto di governo che potrebbe favorire i nuovi equilibri in casa democrat e le poche possibilità di una riuscita elettorale della creatura del vicepresidente Alfano. Su De Girolamo però aumenta il pressing per una possibile destituzione. Il Pd presenta un’interpellanza urgente per chiedere chiarimenti sulle nomine e agli appalti sanitari milionari dell’Asl Beneventana. Nel mirino giudiziario e politico in particolare ci sarebbe il comportamento della ministra riguardo l’affidamento dell’appalto del 118 e la contesa tra le aziende Sanit e Modisan. Quest’ultima secondo le dichiarazioni di Pisapia ai pm beneventani favorita perché avrebbe finanziato il congresso del Pdl e vincitrice di un appalto triennale da 12 milioni di euro. De Girolamo è accusata da Pisapia di aver usato il proprio ruolo per ottenere benefici per il marito della sorella della madre. Lo zio Franco Liguori che proprio grazie alla parentela sarebbe riuscito a strappare il bar interno dell’ospedale Fatebenefratelli da decenni gestito dal fratello Maurizio, che non è parente della ministra.

Nessun processo in contumacia, conferma il segretario Pd: «Vorrei essere chiaro: tocca al premier decidere del destino dei ministri. È evidente che può chiedere le sue opinioni ai partiti, ma la scelta dei collaboratori spetta al capo dell’esecutivo». Ma la mozione di sfiducia potrebbe essere dietro l’angolo. Ieri la stessa Di Girolamo ha dato mandato ai legali per procedere contro le intercettazioni illecite registrate a sua insaputa. Dal Ndc cercano di prendere le difese di uno dei pezzi forti del partito. Maurizio Lupi parla di linciaggio mediatico e il discusso collega di partito Roberto Formigoni rincara definendo tutta la vicenda un «atto di barbarie politica». Ma nel Nuovo centrodestra potrebbe abbattersi una nuova tegola che riguarderebbe Angelino Alfano e una telefonata avuta il 28 maggio con Salvatore Ligresti, il proprietario della Fonsai nel mirino degli inquirenti a Milano e Torino. Lo stesso per cui si sarebbe spesa il guardasigilli Cancellieri. Nella conversazione emergerebbe un incontro e una cena nella capitale ed è stata annessa agli anni a conclusione delle indagini milanesi del pm Luigi Orsi.