Il nuovo scoop del Washington Post fa delle rivelazioni e solleva più di una domanda su ciò che è accaduto e come tra Stati uniti e Russia, durante le ultime elezioni americane.

SECONDO IL QUOTIDIANO, la Cia accertò il coinvolgimento personale di Vladimir Putin nella campagna di hackeraggio per interferire nelle presidenziali americane, danneggiando e screditando Hillary Clinton e favorendo l’elezione di Donald Trump, e ne informò Obama prima, della fine del suo mandato.

Il Washington Post definisce questa interferenza diretta del presidente russo nelle elezioni americane come il «crimine del secolo» in ambito politico; il giornale per ricostruire gli avvenimenti ha usato decine di fonti anonime dell’intelligence americana, e spiega come, a tre mesi dal voto, per le massime autorità degli Stati uniti era evidente il quadro di un attacco informatico da parte dei servizi segreti russi, visto anche il leak del 22 luglio che avevano coinvolto quasi 20mila email sottratte al comitato elettorale democratico e pubblicate da WikiLeaks; in alcune di quelle email Hillary Clinton si diceva «lontana dalla classe media», in altre si leggevano le strategie per favorirla rispetto a Bernie Sanders, che era un candidato molto più forte ma anche molto più destabilizzante per il partito.

IL WASHINGTON POST aveva svelato già nel dicembre del 2016 le ipotesi della Cia: «La conclusione della comunità dell’intelligence è che l’obiettivo della Russia era favorire un candidato rispetto all’altro, aiutare Trump a essere eletto», aveva scritto aggiungendo che Obama aveva disposto una «verifica completa» su le presunte attività di hackeraggio e aveva chiesto un rapporto esaustivo.
Ma secondo le nuove rivelazioni, alle altre agenzie di intelligence Usa erano servite molte settimane per confermare il quadro tracciato dall’Agenzia, e soltanto nelle ultime settimane dell’amministrazione Obama, in un rapporto declassificato, era stato rivelato ciò che la Cia sapeva da agosto: Putin aveva lavorato per far eleggere Donald Trump. «In particolare – scrive il Wapo – la Cia ha ottenuto, ai primi di agosto, informazioni da fonti all’interno del governo russo che riportavano le istruzioni specifiche date dal leader russo ai suoi subordinati riguardo agli obiettivi dell’operazione: puntare alla sconfitta dalla candidata democratica e aiutare a vincereTrump». Il quotidiano ha provato a ripercorrere gli avvenimenti delle ultime settimane dell’amministrazione Obama che viene descritta come divisa tra la necessità di non interferire con il processo elettorale e quella di informare gli americani del pericolo.

QUESTA È LA DOMANDA che si fanno in molti: Obama, con quel tipo di prove in mano, avrebbe potuto fare di più? Il giornale racconta la riluttanza di Obama a prendere misure contro la Russia prima delle elezioni di novembre, «per non peggiorare le cose»; la comunicazione ufficiale sull’interferenza russa fu pubblicata il 7 ottobre, a un mese dal voto, ma senza la firma del presidente Obama e di James Comey, il direttore dell’Fbi, che all’ultimo minuto aveva deciso di togliere il proprio nome dal comunicato perché «le elezioni erano ormai troppo vicine».
Lo stesso Comey, però, non ha ugualmente pensato che riaprire il caso delle email di Clinton, pochi giorni prima del voto, potesse essere in qualche modo un’interferenza.

PER MESI OBAMA aveva studiato il modo migliore per rispondere agli attacchi russi ed a dicembre, dopo l’elezione di Trump, decise di approvare delle sanzioni contro la Russia approvando anche un piano segreto per piazzare delle così dette «bombe digitali» pronte a colpire le infrastrutture russe, una cyberoffensiva come rappresaglia per le loro interferenze sulle elezioni presidenziali americane lasciando a Trump la decisione finale se sferrare l’attacco o meno.

TRUMP finora non ha mai sferrato l’attacco ma ieri, in un’intervista a Fox, dopo aver negato di avere registrazioni delle sue conversazioni con Comey, ha sollevato dei dubbi sull’opportunità che Robert Mueller, procuratore speciale del Russiagate, indaghi anche sulla vicenda del licenziamento dell’ex capo dell’Fbi in quanto «è un grande amico di Comey – ha detto Trump aggiungendo che Mueller ha assunto solo avvocati democratici – Posso dire che le persone da lui assunte hanno tutte sostenuto Hillary Clinton».