L’Azawad è un’ampia regione a nord del Mali ricca di giacimenti inesplorati. Il territorio è già stato «lottizzato» e dato in concessione a molte compagnie occidentali, tra cui l’Eni. Il bacino petrolifero di Taudeni si estende tra Mali, Algeria e Mauritania. Questo in passato ha già creato qualche tensione sui diritti nazionali estrattivi. La francese Total, colosso del petrolio, è molto interessata al bacino, tanto da avere già attivato dei pozzi al confine con la Mauritania.

La compagnia mineraria canadese Rockgate ha effettuato degli studi sulla regione della Falséa. Intorno a Kidal, nella parte nord-orientale del paese, si sono svolte invece le operazione esplorative della Oklo, che hanno rivelato la presenza di uranio. Tra il 2001 e il 2008 sono state concesse 60 licenze di esplorazione mineraria ad aziende straniere. In più, il Mali è il settimo produttore di oro.

La guerra sembra rispondere anche a forti interessi geopolitici. I grandi giacimenti di uranio del Niger sono vicini al confine con il Mali. La Francia ricava dal Niger, che rimane il quarto produttore al mondo di uranio, il trenta per cento del suo fabbisogno. Le estrazioni avvengono soprattutto nella miniera di Imouraren, dove l’Areva, l’azienda francese che si occupa di energia atomica, è azionista di maggioranza. Il controllo dell’Azawad sembra dunque legato a più fattori: da una parte le ricchezza del sottosuolo, dall’altra la posizione geografica che permette la sicurezza di una vasta area caratterizzata da paesi che hanno una fragile stabilità. Non a caso la caserma dei soldati francesi si trova a Tessalit, al confine con la Nigeria.

Anche gli Stati uniti, in sordina, hanno attivato alcune basi, una in Nigeria e una Ouagadougou con aerei droni che pattugliano il deserto.