Ripristino dell’articolo 18 e ben 200 euro di aumento mensile, pari a circa il 6,5 per cento. La piattaforma dei bancari per il rinnovo del contratto nazionale è una delle più avanzate negli ultimi anni. E arriva da una categoria tra le più colpite dalla crisi.
Per i 300mila lavoratori del settore ecco quindi una piattaforma unitaria sottoscritta dai confederali First Cisl, Fisac Cgil, Uilca assieme alla Fabi e Unisin sta riscontrando il consenso dei lavoratori e sarà discussa nelle assemblee che partiranno il 2 aprile e che termineranno il 7 maggio.
Oltre all’aumento di 200 euro medi mensili in più nella retribuzione, i sindacati chiedono lo stop alle esternalizzazioni – già avviate nella gestione dei famosi Npl – e l’estensione del contratto nazionale anche alle banche sul web che invece oggi sfruttano il dumping. Senza dimenticare la tutela del posto di lavoro tramite la conferma del Foc (Fondo per l’occupazione) che ha permesso di affrontare la crisi garantendo agli esuberi «buone uscite» che hanno azzerato i licenziamenti. Infine si prevede la garanzia il diritto alla disconnessione di tablet, personal computer e smartphone fuori dall’orario di lavoro.
A giugno partirà il confronto con l’Abi per trovare un accordo entro fine anno sebbene non è escluso possa esserci un irrigidimento delle posizioni nella compagine delle banche che considerano le richieste sindacali «esagerate rispetto al quadro di crisi permanente del settore».
I sindacati controbattono ricordano i 9,3 miliardi di utili nel 2018 del settore bancario e l’aumento della produttività dei lavoratori. La richiesta di un incremento di circa il 6,5% comprende il recupero dell’inflazione al 4,1% fino al 2021, del 2,0% legato alla maggiore produttività dello 0,4% come riconoscimento dell’impegno dei dipendenti.
Non manca che il capitolo rispetto al «recupero del rapporto fiduciario con i cittadini risparmiatori e le istituzioni» messo alla prova dagli scandali dovuti, in parte, alle pressioni commerciali».
«È una piattaforma la cui direttrice principale – afferma il neo segretario generale della Fisac Cgil Giuliano Calcagni – è data dalla battaglia sui diritti, che chiediamo tornino ad essere di nuovo uguali per tutte e tutti, lavoratrici e lavoratori. Vogliamo mettere la forza sindacale per riconquistare diritti, una forza che si sprigiona attraverso la sua unità. È questa una piattaforma di diritti primo fra tutti il diritto alla reintegra per i giovani lavoratori assunti dopo il Jobs Act, lavorare perché si ripristini questo diritto può essere anche una forma di tutela contro pressioni commerciali per il collocamento di prodotti di scarsa profittabilità. È un contratto – continua Calcagni – che segue la direttrice di una parola si antica, ma mai sfiorita, l’uguaglianza, e per questa via, l’ulteriore rivendicazione relativa alla nostra richiesta di superamento del salario d’ingresso per i più giovani».
I sindacati ricordano i 33 miliardi di utili che le banche distribuiranno tra il 2018 e il 2020. «Riteniamo ragionevolmente che all’interno di questa cifra vi sia senz’altro una componente di produttività esplicitata dal lavoro. Pertanto, nella nostra rivendicazione salariale di 200 euro oltre il recupero inflattivo, abbiamo anche la produttività più una componente risarcitoria per le colleghe e i colleghi che si sono trovati davanti a clientela smarrita e preoccupata nel vedere loro risparmi traditi e hanno con il loro lavoro contribuito alla tenuta di sistema», conclude Calcagni.
«Siamo fiduciosi sull’esito della consultazione con i lavoratori», ha spiegato durante una conferenza stampa il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani.