Due riflessioni si impongono dopo la straordinaria manifestazione per l’accoglienza che si è tenuta sabato scorso a Milano. La prima è come dare seguito, e concretezza, a una mobilitazione che ha chiesto anche un deciso cambio di passo alle politiche sull’immigrazione di questo governo (che sta trattando con Ciad e Niger per impedire ai migranti di arrivare in Libia e poi in Italia). La seconda è come trovare la chiave per coinvolgere in un percorso antirazzista anche chi non appartiene al mondo dell’associazionismo e non è già convinto che l’integrazione sia la cosa giusta da fare: quelli che non erano in piazza.

Questi ultimi sono maggioranza e non tutti sono portatori d’odio. Poi ci sono anche quelli con cui è impossibile anche solo pensare di stabilire una connessione, come le persone che stanno insultando pesantemente alcuni sindaci dell’area metropolitana milanese che si sono resi disponibili ad accogliere migranti sul proprio territorio.
«Ho ricevuto una lettera anonima di insulti – spiega la sindaca di Sesto San Giovanni Monica Chittò (Pd) – che oltre al resto contiene una esplicita minaccia di morte. Il clima di odio e sempre più avvelenato sollevato da alcuni in campagna elettorale sul tema dei migranti genera anche queste conseguenze». Il suo non è un caso isolato. Messaggi minatori conditi da insulti a sfondo sessuale – «muori» e «spero tu sia violentata» – sono stati indirizzati anche alla sindaca di Cinisello Siria Trezzi e alla vice sindaca di Cesano Boscone Maria Rubichi.