Ci dev’essere un destino di odissea a sinistra, stavolta c’è persino una bella Elena di mezzo, Maria Elena in questo caso, che scatena la guerra fratricida come – insomma quasi – quella mitologica fra greci e troiani. Ieri mattina presto lalettura dei giornali fa saltare sulla sedia Giuliano Pisapia: polemiche sull’ormai famoso abbraccio con la sottosegretaria Boschi, retroscena che riferiscono di «ambiguità» nel suo rapporto con Renzi, poi l’agenda politica già scritta, come l’assemblea autunnale con tessere e iscritti, a cui Mdp arriverebbe forte dei suoi, viene interpretata come una prova di forza con la rete Campo Progressista. «Teme di perdere la golden share», è l’accusa; il non detto è che si sta parlando del boccino di chi farà le liste. «Non ci sta a fare la bella figurina, né di Renzi né di D’Alema» è la replica dal suo gruppo di Milano. Lo sfogo dell’ex sindaco è amaro: «Non ne posso più: non accetto che io debba dimostrare il tasso di antirenzismo a ogni pié sospinto. Non ho intenzione di passare il tempo a giustificarmi».

COSÌ L’EX SINDACO, che è a Roma dalla sera prima, decide di disertare il previsto «chiarimento» con Roberto Speranza, dopo una settimana di malintesi. Riunisce i suoi e butta giù un comunicato ruvido: «Incontro rinviato», è la formula scelta, «non ce ne sono le condizioni politiche», «Cp è nato per dar vita ad un nuovo soggetto politico di centrosinistra, alternativo al Pd e antagonista ai populismi e le destre, autonomo e indipendente, in netta discontinuità con il passato, aperto e inclusivo», scrive. Il progetto va avanti, non è «una semplice federazione», allusione a chi pensa alla somma dei partitini di sinistra, «non c’è spazio per una politica costruita con la testa rivolta all’indietro». Ma queste condizioni «allo stato non sono pienamente realizzate». Firmato Pisapia, Ferrara, Manconi, Monaco, Tabacci. Dunque meglio prendersi una pausa. L’ex sindaco riprende il treno e torna a Milano, chiudendo le comunicazioni. Il suo stato maggiore invece va alla riunione dei «nodi locali» di Campo progressista, già convocata al Centro congressi Cavour, dove il messaggio è: «Pisapia va comunque avanti».

PER MDP È UNA DOCCIA fredda. Roberto Speranza tiene i nervi saldi: «Non mi interessano le polemiche lontane dalla vita delle persone», dice, «guardare al futuro significa prima di tutto operare per la più significativa partecipazione popolare al processo costituente che ci vede protagonisti». Fra i suoi c’è chi invece non trattiene il malumore («sono mesi che sopportiamo le sue indecisioni e le sue ambiguità»). Ma anche chi prova a fare da pontiere. Come Davide Zoggia: «Le critiche per l’abbraccio alla Boschi sono esagerate», «certo il progetto va perfezionato», ammette,«ma dai territori ci stanno chiedendo unità, serietà e chiarezza e mi pare che insieme abbiamo individuato in Pisapia il punto di riferimento». Ci prova anche il capogruppo Laforgia: «Stemperiamo le tensioni e alziamo lo sguardo al paese». «Non è una rottura, è un breck», c’è chi giura.

MA DAL GRUPPO DI PISAPIA non ci sono passi indietro: assemblee? Meglio primarie, «le abbiamo vinte in Puglia, a Milano, non temiamo un processo ’una testa un voto’, temiamo l’avvitamento burocratico», spiega Massimiliano Smeriglio. E sulle alleanze: «No alla mozione nostalgia canaglia. Non ci salverà nessun accordo tra le ridotte minoritarie delle diverse debolezze della sinistra radicale, né la resa alle compatibilità renziane che tengono in ostaggio il Paese».

DAL PD SI GODONO lo spettaccolo della crisi degli avversari.«Porte aperte a Pisapia», ci prova il renziano Andrea Marcucci. Nicola Fratoianni di Sinistra italiana, l’alleato della discordia, approfitta del collasso fra Mdp e Cp e lancia un’offerta agli ex Pd: «Con Renzi non si può governare. Oggi serve un’altra proposta politica: propongo a Possibile, Mdp e Prc di costruire un’unica lista».

A SERA UNO SPIRAGLIO di dialogo si apre. Ma piccolo: «Il nostro intento non è quello di fermare ma di rallentare il progetto per fare in modo che ce ne siano le condizioni», dice Alessandro Capelli, portavoce di Cp, «La discussione sulla foto dell’abbraccio tra Pisapia e Boschi alla festa dell’Unità è surreale, il segno di quanto abbiamo bisogno di lavorare».

CIRCOLA NOTIZIA di un incontro oggi a Milano fra l’ex sindaco e Vasco Errani. L’incontro viene smentito. Sul tardi è Pier Luigi Bersani a tentare di rimettere insieme i cocci: «Non è una frattura definitiva, si ricucirà», dice, «mi fido assolutamente di Pisapia. È solo che dobbiamo rendere più chiaro il messaggio a chi ci sta guardando. Abbiamo più pane che denti, cioè abbiamo più gente che ci guarda che forza per organizzarci. Ma a poco a poco risolveremo anche questo».