Quando la realpolitik prende il sopravvento su tutto, a cominciare dai valori peraltro proclamati ad alta voce in ogni discorso ufficiale, la crisi morale è dietro l’angolo ed è sempre più difficile occultarla. È quello che sta succedendo a Emmanuel Macron «grande maestro» della Légion d’honneur in quanto presidente della Repubblica, che secondo il protocollo ha il potere di scegliere gli eletti della decorazione dello Stato francese. In occasione della visita del presidente egiziano a Parigi, dal 6 all’8 dicembre, Macron ha dato a al-Sisi la Grande Croce, la più alta onoreficienza. L’Eliseo si era reso conto che il terreno era scivoloso, la decorazione non è stata rivelata all’opinione pubblica – non è un obbligo – che ha scoperto la cerimonia e il gala offerto all’autocrate egiziano dalle immagini diffuse in pompa magna dalla tv egiziane e ritrasmesse da una tv in Francia.

LA REAZIONE DI CORRADO Augias, che ha fatto sapere di voler restituire la Légion d’honneur ricevuta qualche anno fa, sta suscitando una viva emozione, tanto più che la sua decisione è stata seguita da altri: in Italia, Luciana Castellina, Sergio Cofferati, Giovanna Melandri, Rossana Rummo. È la manifestazione di un’indignazione verso un Paese alleato che passa oltre la solidarietà europea, dopo l’assassinio del ricercatore Giulio Regeni per responsabilità dei servizi egiziani.

L’ELISEO SI GIUSTIFICA, parla di reciprocità diplomatica, di regole protocollari, come il numero delle bandiere esposte oppure la presenza dei cavalli della Garde républicaine quando c’è un importante ospite straniero: sarebbe una cerimonia sistematicamente proposta nello svolgimento di visite di Stato, più o meno rispettata. Ci sarebbe reciprocità, per i Paesi che hanno un sistema analogo (non è il caso della Cina, ad esempio, Xi Jinping l’ha rifiutata perché non ha qualcosa da offrire in cambio). Più prosaicamente, Béatrice Wattel, autrice di un libro sulla storia della Légion d’honneur dall’origine a oggi, afferma che alla decorazione «c’è generalmente un seguito economico, commerciale, gli accordi diplomatici si firmano meglio».

L’Egitto è tra i principali clienti di armamenti made in France, è stato il primo a investire nel Rafale, l’aereo militare che nessuno voleva, ha dotato anche la polizia di armi di repressione comprate in Francia, ha persino comprato la portaerei che, all’epoca della presidenza Hollande, Parigi aveva deciso di non vendere più alla Russia a causa delle sanzioni, e che sarebbe rimasta senza destinazione se non fosse intervenuto al-Sisi. L’Egitto è un alleato militare e diplomatico nella crisi del Mediterraneo orientale e ci si illude anche contro il terrorismo islamico.

NON È LA PRIMA VOLTA che la Légion è data a personaggi più che controversi: Mussolini, Franco, Ceausescu, Noriega (poi tolta, dopo la condanna per narcotraffico), più di recente Putin, Gheddafi, Bachar al-Assad, che l’ha restituita nel 2018 per evitare che gli fosse tolta a causa dei bombardamenti chimici sul suo popolo. Nel passato, ci sono stati dei rifiuti della Légion: da Gustave Courbet, Maurice Revel, il cardinale Jean-Marie Lustiger a Brigitte Bardot e Dalida. Dalla sua creazione, da parte di Bonaparte nel 1802, un milione di personalità hanno avuto la Légion d’honneur.