Sconfiggere la fame, l’insicurezza alimentare e le forme di malnutrizione è il secondo dei 17 «Obiettivi per lo sviluppo sostenibile» che i paesi membri dell’Onu si sono impegnati a raggiungere entro il 2030. Mancano dieci anni e non siamo messi bene, a leggere l’edizione 2019 del rapporto The State of Food Security and Nutrition in the World presentato ieri da cinque agenzie Onu (Fao, Ifad, Pam, Oms, Unicef).

Dopo aver registrato per oltre un decennio un trend in discesa, dal 2015 il numero assoluto di persone sotto-nutrite ha ripreso a crescere nei tre continenti del Sud (soprattutto in Africa): 821 milioni nel 2018. Secondo la Food Insecurity Experience Scale (Fies) riportata nel rapporto, sono circa 2 miliardi le persone in stato di insicurezza alimentare nella forma acuta (una riduzione nella quantità di cibo consumato tale da sfociare nella fame) o nella forma moderata (difficoltà di accesso a cibo nutriente, e in quantità sufficiente). Interessato anche l’8% della popolazione in Nord America ed Europa.

L’allattamento materno esclusivo, un salvavita, è passato dal 37% dei bambini di sei mesi nel 2012 al 41,6% nel 2018; ancora troppo poco. Inoltre un bambino su sette nasce sottopeso. La sotto-nutrizione nel periodo fetale e neonatale ha conseguenze nel lungo periodo – se non la morte entro i 5 anni. I casi di deperimento (wasting) dei bambini sotto i 5 anni sono quasi 50 milioni. I deficit di crescita, pur in calo, colpiscono pur sempre 148,9 milioni di bambini under 5.

Quanto all’altra forma di malnutrizione, soffrono di sovrappeso a diversi livelli 40,1 milioni di bambini sotto i cinque anni e due adulti su cinque. Dal 2000 i casi di obesità sono aumentati più dei casi di sovrappeso. Ingenti i costi sanitari, 4 milioni ogni anno le morti premature.

All’ampio spettro di cause dell’insicurezza alimentare esaminato nei due rapporti precedenti (conflitti, instabilità, fattori climatici), quello 2019 aggiunge un focus su due fattori economici, che richiedono interventi multisettoriali: la disuguaglianza (in aumento in circa metà dei paesi del mondo) che accresce la prevalenza dell’insicurezza alimentare acuta; e la dipendenza di certi paesi,sia importatori che esportatori, dal commercio internazionale di materie prime; la diversificazione produttiva si impone anche come ricetta contro l’insicurezza alimentare.