È un inverno di mobilitazione per gli insegnanti Usa: è finito solo da pochi giorni lo sciopero degli insegnanti del West Virginia e ne è ora cominciato uno a Oakland, in California, ma questo sciopero promette di essere diverso da tutti quelli che si sono succeduti finora.
Gli insegnanti di Oakland vivono in una delle zone diventate, grazie al boom dell’high tech, una tra le più care degli Stati uniti; chiedono un aumento del 12% in tre anni, per far fronte a un tenore di vita che è cambiato drammaticamente, ma il distretto scolastico ha già dichiarato di navigare in cattive acque e di poter far fronte solo a un aumento del 5%.

Il problema non è la mancanza di volontà per incontrarsi a metà strada: da un lato gli insegnanti che affrontano la gentrificazione all’ombra della Silicon Valley non possono vivere con i salari che hanno mentre il boom tecnologico continua a esplodere attorno a loro; dall’altro il loro distretto scolastico è davvero in difficoltà, e sta per affrontare licenziamenti mentre lotta per pagare le quote per gli studenti bisognosi. Il problema è che quella zona della California è stata completamente trasformata dalla Silicon Valley e Oakland è passata dall’essere una città proletaria ad ospitare miliardari sul proprio codice di avviamento postale.

L’aumento offerto dal dipartimento scolastico «non è al passo con l’inflazione», ha detto alla Cnn Najeeb Khoury, mediatore tra le due parti. Il portavoce del distretto scolastico John Sasaki da parte sua ha detto di capire la richiesta degli insegnanti che non possono affrontare con i loro stipendi una piazza dove l’affitto di un monolocale supera i 2600 dollari, ed è «indubbio che ci sia stata cattiva gestione nel corso degli anni».
Ma questo non è per le ragioni che si potrebbero pensare: «È che abbiamo fatto molto di più per i nostri bambini rispetto ad altri distretti scolastici – ha spiegato Sasaki – in gran parte perché nella città di Oakland c’è molto più bisogno», in quanto il 75% degli studenti ha i requisiti per ricevere i pranzi gratuiti, e il distretto provvede anche alla cena gratuita prima che i ragazzi tornino a casa.

In questo clima di mobilitazione per i diritti dei lavoratori che vede contrapposti in modo paradigmatico il 99% e l’1%, non sorprende che l’area sia vista come uno dei luoghi dove sperimentare un modello di socialdemocrazia post capitalistico, specie in un momento in cui si decidono le candidature per le presidenziali del 2020. Ha sorpreso, invece, il rifiuto di Alexandria Ocasio-Cortez di dare il proprio endorsement a Bernie Sanders per la nomination democratica del 2020, nonostante abbia di fatto lavorato alla prima campagna del senatore.

Un portavoce di Ocasio-Cortez ha rifiutato di commentare direttamente l’annuncio del 77enne socialista, che sta correndo per la seconda volta. «Siamo entusiasti di vedere così tanti progressisti in gara – ha detto il portavoce Corbin Trent – e non pensiamo affatto alle prossime elezioni».